Chi soffre spesso di emicrania se lo sarà chiesto sicuramente: anche gli animali hanno gli attacchi di emicrania? A rispondere a questa domanda è stato Pietro Cortelli, professore di Neurologia dell’Istituto di scienze neurologiche di Bologna, il quale ha spiegato che l’uomo è il solo “animale” a soffrire di questa patologia.
Purtroppo molto spesso questa condizione, che non rappresenta un semplice disturbo, ma una vera e propria malattia, viene sottovalutata e sotto-diagnosticata. Un paziente con emicrania aspetta mediamente 7 anni prima di ricevere una diagnosi.
L’uomo è l’unica specie a soffrire d’emicrania
Ciò significa che prima di ricevere dei trattamenti adeguati, una persona soffre per molti, moltissimi giorni. Cortelli spiega che l’emicrania è una forma di cefalea ricorrente. Gli attacchi possono durare dalle 4 fino anche alle 72 ore, e generalmente localizzati in un emisfero del capo e associati a sensazione di pulsazione, nausea, vomito e fastidio in presenza a degli stimoli rumorosi o luminosi.
Nel mondo siamo 90 milioni di persone a soffrire di questo problema (più di sei milioni sono solo in Italia, con una prevalenza maggiore per le donne rispetto agli uomini). Ketty Vaccaro, responsabile area Welfare del Censis, spiega che nel nostro Paese solo il 36% delle persone si rende conto che l’emicrania è effettivamente una malattia.
Effetti sulla propria vita
L’esperta aggiunge che la maggior parte dei pazienti evita di assentarsi dal lavoro nonostante il dolore, ci va lo stesso anche se rende meno. Si tende comunque a ritenere che ci sia una predisposizione di tipo genetico. Un’ipotesi sulla sua origine spiegherebbe come mai la patologia sia prevalente nelle donne, soprattutto in età fertile, colpite fino a quattro volte di più rispetto agli uomini: all’origine dell’emicrania, secondo tale ipotesi, ci sarebbero degli squilibri di tipo ormonale.
- L’emicrania può avere un impatto devastante sulla qualità della vita, soprattutto quando i comuni antidolorifici non funzionano più, gli attacchi aumentano oppure peggiorano, e la patologia si cronicizza. In ogni caso, sono stati identificati diversi fattori scatenanti che possono predisporre, più o meno direttamente, all’arrivo di un attacco. Fra questi, possiamo citare sicuramente lo stress, il quale del resto è un fattore di rischio anche per altre cefalee, ma non solo:
- L’esposizione diretta o prolungata a fonti di luce intense, a suoni e rumori forti, persino ad alcuni odori.
- Alterazioni ormonali, siano esse dovute alla pubertà o alla menopausa, sia all’assunzione della pillola anticoncezionale, oppure a squilibri nel ciclo mestruale. Sotto accusa sono soprattutto gli ormoni estrogeni.
- Uno stile di vita sregolato, in particolar modo l’assunzione di alcol e il fumo, ma anche un riposo insufficiente o un’alimentazione poco attenta.
- L’assunzione di alcuni alimenti e bevande, soprattutto, sembra sia legata a una maggior predisposizione all’emicrania. La lista di alimenti sotto accusa è variegata e, sotto certi aspetti, controversa: si ritiene, comunque, che gli alimenti più a rischio possano essere quelli contenenti nitrati (come gli insaccati) o il glutammato monosodico.
- Ansia e depressione.
Sintomi e cause
A livello fisiologico, non è chiaro come si origini e si sviluppi il dolore nell’emicrania: si ritiene comunque che il disturbo coinvolga sia il sistema circolatorio, sia il sistema nervoso. Recenti studi hanno evidenziato un ruolo di spicco giocato dal cosiddetto CGRP (peptide correlato al gene della calcitonina), un vasodilatatore coinvolto nei meccanismi di trasmissione del dolore nell’emicrania e altre patologie.
Gli effetti di emicrania possono persistere per alcuni giorni dopo la completa scomparsa del mal di testa; molti pazienti riferiscono sintomi postdromici, tra cui stanchezza severa, confusione, difficoltà di concentrazione, cambiamenti dell’umore e dolore nella zona in cui vi era l’emicrania.
È bene ricordare, inoltre, che gli attacchi di emicrania possono essere molto diversi fra loro, nelle loro manifestazioni: l’aura può essere presente oppure no, ma esistono casi in cui il dolore non sopraggiunge, e viene sostituito da vertigini molto simili a quelle che si verificano nella labirintite. In questi casi, di per sé piuttosto rari, si parla di “emicrania silente”. Si parla di emicrania cronica quando per un periodo di tempo molto lungo (di solito superiore ai tre mesi) gli attacchi si intensificano per frequenza.