Facebook ed il suo inconscio creatore Mark Zuckerberg, che di certo non si sarebbe aspettato di trovarsi di fronte ad una situazione e ad una serie di accuse del genere, si trovano ora a fronteggiare una serie di spiacevoli situazioni che vertono fondamentalmente sulle libertà di espressione e sui paletti da porre in merito agli aspetti propri della materia. Da questo punto di vista Germania ed Italia muovono delle invettive contro l’interessato. Ecco cosa è successo.
La prima notizia fondamentale riguarda la Germania dove, a seguito delle segnalazioni giunte dal settimanale locale Der Spiegel, siamo venuti a conoscenza di una recente indagine mossa ai danni del noto social network Facebook in relazione a presunte violazioni dovute alla pubblicazione ed alla non perentoria cancellazione di contenuti oltraggiosi vertenti sull’istigazione all’omicidio, alla violenza ed alla negazione degli orrori dell’olocausto e di altri gravi crimini internazionali.
Nonostante, infatti, i fatti contestatigli siano stati repentinamente posti all’attenzione del social, la faccenda pare non abbia interessato il suo creatore che deve fronteggiare ora un’accusa piuttosto grave che si affianca a quella affrontata ad inizio anno, quando indagini contro manager tedeschi erano state archiviate per mancanza di spazio territoriale di manovra.
Facebook, d’altro canto, pare non essersi sensibilizzata alla vicenda, ed anzi si dice estranea alle accuse, essendo queste (secondo gli interessati) prive di alcun fondamento logico, visto e considerato che si dicono rispettosi delle legislazioni tedesche oltre ogni ragionevole limite.
In Italia, intanto, Facebook Inc. si trova a fronteggiare una situazione piuttosto annosa, dovuta ad un clamoroso episodio che ha portato, in ultimo, al suicidio di una donna napoletana. Il Tribunale, in questo caso, ha disposto analogamente la cancellazione dei dati ed ha provveduto a ribadire il fatto che i social network sono tenuti in ogni caso ad attuare un controllo preventivo sulle informazioni da rilasciare online.
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Una teoria che apre una questione piuttosto complessa e delicata, che va in qualche modo a svalutare la direttiva UE e la Legge 70 del 2003, secondo cui gli hosting provider non sono tenuti ad effettuare alcun controllo sui contenuti da diffondere in rete. Allo stesso modo, una volta inoltrati, i contenuti non possono essere rimossi se non dall’utente che ha provveduto alla condivisione o dal Garante per la Privacy, in questo caso dietro esplicita richiesta.
Il Tribunale, invece, ribadisce la necessità di procedere ad una immediata cancellazione dei contenuti e ad una tenuta comportamentale che si adegui ai diritti terzi del cittadino digitale in merito alla sua privacy ed alla protezione dei dati. In ogni caso per Facebook Italia, così come per le altre piattaforme, parlare di controllo preventivo equivale ad introdurre una sorta di “spionaggio preventivo sui dati” o, per meglio dire, una sorveglianza, il che non collude con i paradigmi di un ambiente sociale in rete. Di fatto, ciò costituirebbe un serio passo indietro nel campo delle libertà digitali, in considerazione del fatto che la Legge 70 del 2003 dice che:
” Il prestatore è civilmente responsabile del contenuto di tali servizi nel caso in cui, richiesto dall’autorità giudiziaria o amministrativa avente funzioni di vigilanza, non ha agito prontamente per impedire l’accesso a detto contenuto, ovvero se, avendo avuto conoscenza del carattere illecito o pregiudizievole per un terzo del contenuto di un servizio al quale assicura l’accesso, non ha provveduto ad informarne l’autorità competente “
Ad ogni modo, l’intervento del Tribunale pare aver smosso la coscienza di Facebook, che pur si dice disposta a salvaguardare la privacy dei propri utenti, nel rispetto dei parametri legislativi imposti a favore del blocco sui controlli proattivi dei profili utente e dei contenuti. Voi che ne pensate al riguardo? I contenuti condivisi dovrebbero subire un più severo controllo o ci si dovrebbe affidare, senza ulteriori rettifiche, integralmente al testo della Legge sopra prevista, senza alcun riguardo per la nostra e l’altrui privacy? Diteci la vostra.
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