Facebook e la Carnegie Mellon University hanno annunciato che stanno cercando di utilizzare l’intelligenza artificiale (IA) per trovare nuovi “elettrocatalizzatori” che possono aiutare a immagazzinare l’elettricità generata da fonti energetiche rinnovabili. Gli elettrocatalizzatori possono essere utilizzati per convertire l’energia solare ed eolica in eccesso in altri combustibili, come l’idrogeno e l’etanolo, che sono più facili da immagazzinare. Tuttavia, gli elettrocatalizzatori moderni sono rari e costosi e trovarne di nuovi non è facile poiché ci sono miliardi di modi in cui gli elementi possono essere combinati per realizzarli.
Gli scienziati alla ricerca di nuovi “elettrocatalizzatori”
I ricercatori della comunità di catalysis possono attualmente testare decine di migliaia di potenziali catalizzatori all’anno, ma Facebook e Carniegie Mellon ritengono di poter aumentare il numero a milioni, o addirittura miliardi, di catalizzatori con l’aiuto dell’IA. Questa settimana il gigante dei social media e l’università hanno rilasciato alcuni dei propri “modelli” di software di intelligenza artificiale che possono aiutare a trovare nuovi catalizzatori, ma vogliono che anche altri scienziati li provino.
Per supportare questi scienziati, Facebook e Carnegie Mellon hanno rilasciato un set di dati con informazioni sui potenziali catalizzatori che gli scienziati possono utilizzare per creare nuovi software. Facebook ha affermato che il set di dati “Open Catalyst 2020” ha richiesto 70 milioni di ore di tempo di elaborazione per essere prodotto. Il set di dati include calcoli per un milione di possibili catalizzatori.
Negli ultimi anni, giganti della tecnologia come Facebook e Google hanno tentato di utilizzare l’IA per accelerare i calcoli scientifici e le osservazioni in più campi. Ad esempio, DeepMind, un laboratorio di intelligenza artificiale di proprietà di Google Alphabet, ha sviluppato un software di intelligenza artificiale in grado di individuare i tumori nelle mammografie più velocemente e con maggiore precisione rispetto ai ricercatori umani.
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