Farmaci introvabili: una preoccupazione crescente

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Fino a pochi anni fa ci siamo abituati a vivere con a disposizione tutto quello che ci serve. Quando qualcosa finisce, ne si compra semplicemente altro e questo vale anche per i farmaci. La pandemia ha sicuramente cambiato questa convezione, soprattutto nei più giovani. Adesso è un po’ tutto tornato alla normalità, ma non esattamente per alcuni trattamenti che stanno diventando sempre più introvabili.

Uno studio negli Stati Uniti ha evidenziato come ci sono oltre 300 farmaci che stanno diventando, o lo sono già, un problema per la difficoltà nel procurarseli. Si parla di medicine contro il cancro, per tenere sotto controllo disturbi cardiaci e persino infezioni batteriche. Il perché di tutto questo è tra l’altro abbastanza semplice e infatti è un difetto che riguarda più questo paese che l’Europa. È un effetto del capitalismo.

 

Farmaci introvabili perché poco remunerativi

Sempre la pandemia appena passata ha mostrato come le interdipendenze di produzione sono un rischio. Anche per i farmaci molti paesi importano gli elementi di base di molti farmaci per una convenienza di costo. Ridurre al minimo il costo delle materie è fondamentale in quanto i farmaci, una volta che diventano generici in quanto scade la licenza dello sviluppatore, vedono un calo drastico di prezzo. Se all’inizio è sicuramente positivo per il consumatore, alla lunga le forniture diminuiscono perché molte compagnie smettono di produrlo per gli scarsi margini.

Con le compagnie statunitensi non interessate a produrre certi farmaci, ecco che ci si affida a quelle indiani che producono il 70% dei farmaci generici. Quest’ultime prendono i materiali direttamente dalla Cina. Ecco che tra la pandemia con i suoi problemi di approvvigionamenti e le tensioni tra quest’ultimi due paesi, ecco che il risultato è una carenza cronica di farmaci.

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