Il calamaro vampiro è un esempio estremo di un cefalopode adattatosi a vivere a grandi profondità: risiede nella zona senza luce a profondità di 600-900 metri o più. All’interno di questa fascia della vita marina vi è un habitat conosciuto come zona ad ossigenazione minima in cui l’ossigeno disciolto è insufficiente a sostenere il metabolismo aerobico nella maggior parte degli organismi. Una nuova analisi su un fossile antico ha affermato che si tratta proprio di un calamaro vampiro.
Pochissimi antenati fossili del calamaro vampiro di oggi sopravvivono, quindi gli scienziati non sono sicuri di quando questi sfuggenti cefalopodi abbiano sviluppato la capacità di vivere con poco ossigeno. La nuova analisi dei fossili aiuta a colmare una lacuna di 120 milioni di anni nell’evoluzione del calamaro vampiro, rivelando che gli antenati vivevano già negli oceani profondi durante l’Oligocene.
Scoperto che un fossile antico fosse un calamaro vampiro
Hanno probabilmente evoluto adattamenti all’acqua a basso tenore di ossigeno durante il Giurassico. Il fossile fu scoperto originariamente nel 1942 identificato come un calamaro risalente a circa 30 milioni di anni e chiamato Necroteuthis hungarica. I ricercatori successivi, tuttavia, hanno sostenuto che si trattava di un antenato delle seppie. Hanno studiato il fossile con la microscopia elettronica a scansione e hanno condotto un’analisi geochimica. Per prima cosa hanno scoperto che l’identificazione iniziale era corretta: il fossile proviene da un calamaro, non da un antenato di seppia.
Il guscio interno dell’animale, o gladio, che forma la spina dorsale del suo corpo, era lungo circa 15 centimetri, suggerendo che il calamaro è cresciuto fino a circa 35 cm di lunghezza con le braccia incluse. È solo un pò più grande del calamaro vampiro moderno, che raggiunge circa 28 cm di lunghezza totale del corpo.
I sedimenti che circondano il fossile non hanno mostrato tracce di microfossili spesso trovati sul fondo del mare, suggerendo che il calamaro non viveva in acque poco profonde. Hanno anche analizzato i livelli di variazione del carbonio nel sedimento e hanno scoperto che il sedimento probabilmente proveniva da un ambiente anossico, o a basso tenore di ossigeno.
Un habitat senza ossigeno
Secondo queste condizioni i ricercatori affermano che questi calamari vampiri non potevano vivere in acque poco profonde. I depositi di mare poco profondo hanno mostrato livelli molto alti di un particolare plancton che fiorisce in ambienti poco salini e ricchi di nutrienti, condizioni che i calamari vampiri moderni non possono tollerare. Mentre sono in agguato nel mare profondo, questi calamari non si comportano come i predatori da incubo che suggerisce il loro nome; piuttosto, aspettano nei loro oscuri habitat che le briciole di materia organica fluttuino verso il basso. Quindi, catturano quei pezzi con ventose ricoperte di muco.
La nuova ricerca suggerisce come gli antenati dei calamari vampiri abbiano imparato a vivere dove altri calamari non potevano. Guardando più in profondità i fossili più antichi di questo gruppo di calamari si trovano nel periodo Giurassico, tra 201 milioni e 174 milioni di anni fa, e si trovano tipicamente nei sedimenti anossici.