Ph. Credit: Linnaeus University
Secondo un nuovo studio pubblicato su Nature Communications Earth & Environment tra le rocce fratturate dei crateri da impatto di meteoriti potrebbe esservi la vita microbica. Da tempo si ipotizzava che questi luoghi fossero adatti per lo sviluppo di colonie di microbi. Ma ora un team di ricercatori ha mostrato che i funghi hanno colonizzato parti profonde del più grande cratere da impatto in Europa, il cratere del lago Siljan, in Svezia.
Il pittoresco lago svedese di Siljan, sorge in un’imponente struttura d’impatto di oltre 50 km di diametro che si è formata quasi 400 milioni di anni fa. In questa zona i ricercatori coinvolti nello studio hanno realizzato dei carotaggi da perforazioni profonde nel cratere.
Dall’analisi dei sedimenti è emersa la presenza di tracce fossili di funghi. Esaminando una sezione rocciosa intensamente fratturata che si trovava a 540 livelli di profondità nel cratere, i ricercatori hanno notato sottili strutture filamentose nella roccia porosa. Dopo un esame più approfondito in laboratorio, i ricercatori hanno confermato che i filamenti erano resti fossili di funghi.
Si tratterebbe di funghi in grado di resistere all’ambiente privo di ossigeno che si trova a queste profondità. Inoltre probabilmente questi funghi alimentarono la produzione di metano nel cratere, come dimostra la relativa abbondanza di isotopi di carbonio e zolfo all’interno dei minerali. Questo dimostra infatti che i funghi fossero coinvolti nei processi di formazione di metano e solfuro nelle relazioni con altri microbi della biosfera profonda, come batteri e archei.
L’ autore principale dello studio, Henrik Drake, della Linnaeus University, in Svezia, ha spiegato che “questi risultati suggeriscono che i funghi possono essere decompositori diffusi di materia organica e partner simbiotici trascurati di altri microrganismi più primitivi. In tal modo sono in grado di potenziare la produzione di gas serra nella vasta biosfera profonda ospitata dalle rocce”.
I funghi fossili scoperti in questo studio sono stati datati con la datazione radioisotopica di minuscoli cristalli di calcite formatesi in seguito alla produzione di metano dovuta ai microrganismi. La datazione ha rivelato che i fossili di funghi hanno all’incirca 39 milioni di anni. Si sono dunque stabiliti in questo luogo oltre 300 milioni di anni dopo l’impatto del meteorite che ha creato il cratere.
Magnus Ivarsson, del Museo di storia naturale svedese e coautore dello studio ha spiegato che ritengono “che i funghi anaerobici abbiano decomposto materiale bituminoso organico nelle fratture e prodotto idrogeno gassoso che ha alimentato i microrganismi metanogeni. Questo sarebbe il primo ritrovamento in situ di antichi funghi anaerobici legati alla metanogenesi a grande profondità nella crosta continentale”.
Drake ritiene dunque che “i microrganismi e le loro strategie per la sopravvivenza e la colonizzazione degli ambienti più ostili della Terra continuano a stupirci e sorprenderci, e con questo studio aggiungiamo un altro pezzo fungino al puzzle della biosfera profonda”.
Ph. Credit: Linnaeus University
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