Da oltre 25 anni, i tassisti londinesi affascinano il mondo scientifico. Il loro cervello, e in particolare l’ippocampo – la regione legata alla memoria e alla navigazione – si sviluppa in modo straordinario grazie all’intenso allenamento sulle strade della città.
Un recente studio ha approfondito il modo in cui questi professionisti pianificano i percorsi, rivelando che la mente umana, in un ambiente urbano complesso, può battere gli algoritmi di intelligenza artificiale.
Come pianificano il percorso i tassisti?
La ricerca ha coinvolto 43 tassisti autorizzati, ai quali è stato chiesto di elaborare percorsi senza mappe e di verbalizzarne la sequenza.
I risultati hanno mostrato che i tassisti non pensano in modo lineare, ovvero non pianificano strada per strada. Invece, identificano prima gli incroci critici e solo dopo completano i dettagli del percorso.
Questo metodo, chiamato “pre-memorizzazione nella cache non locale”, consente di ottimizzare i tempi e di adattarsi rapidamente alle condizioni del traffico.
L’intelligenza artificiale non è ancora all’altezza
Lo studio ha messo a confronto la pianificazione dei tassisti con gli algoritmi di navigazione basati sull’intelligenza artificiale. Il risultato? Gli algoritmi non riescono a replicare la flessibilità del cervello umano.
Le AI tendono a calcolare il percorso ottimale basandosi su dati statici, mentre i tassisti utilizzano esperienza, intuizione e adattabilità, valutando in tempo reale traffico, accessibilità e imprevisti.
Un aspetto interessante è che i tassisti impiegano più tempo a elaborare le strade più lunghe, dimostrando una percezione realistica dello spazio urbano.
Cosa può imparare l’IA dai tassisti?
Le scoperte della ricerca potrebbero influenzare lo sviluppo di nuovi algoritmi di navigazione, più simili all’intuizione umana. Integrare la flessibilità e la capacità di adattamento del cervello umano potrebbe migliorare notevolmente l’efficienza dei sistemi di guida autonomi e assistiti.
Fino ad allora, i tassisti di Londra continueranno a dimostrare che, almeno per ora, la mente umana resta il miglior navigatore in circolazione.