Il concetto di Intelligenza Artificiale si è negli anni evoluto portando all’implementazione di sistemi di processing che non soltanto si avvicinano ai modi di fare ed elaborare del cervello umano, secondo quanto visto ad esempio per le infrastrutture fornite da Google con le sue reti neurali di ultima generazione, ma ampliano il concetto applicando tutte quelle teorizzazioni che fino a non molto tempo fa erano esclusiva prerogativa di produzioni cinematografiche fantascientifiche.
Il punto di osservazione delle nuove tecniche di Intelligenza Artificiale che andremo a prendere in considerazione in questo post possono essere assimilate a quanto visto all’atto pratico in Minority Repot, un film che in un certo senso ha posto in essere un’anticipazione reale di un’applicazione pratica che sta avendo luogo in Cina, ovvero sia la creazione di un complesso sistema IA per la prevenzione dei crimini tramite algoritmi pre-programmati che consentano di analizzare in real-time le sfaccettature visive ed i metodi comportamentali che possono sfociare poi in episodi di incontrollata violenza.
In Cina, di fatto, è al vaglio di un nuovo campo di applicazione la cui teoria vuole al centro di tutto la nuova Intelligenza Artificiale basata au uno studio di ricerca interno condotto da Xiaolin Wu e Xi Zhang (Università Jiao Tongdi Shangai, il cui scopo è quello di utilizzare un computer in grado di distinguere, dai tratti somatici, un criminale da un onesto cittadino.
La teoria del riconoscimento facciale computerizzato, dunque, non sarebbe più solo una teoria, ma un vero e proprio campo di studio per future applicazioni pratiche che pongano rilevanti differenze rispetto al nostro modo di “vedere le cose”. Il sistema IA è stato istruito dai due ricercatori con oltre 1.600 foto di uomini in un mix di produzioni fotografiche che hanno annoverato sia criminali che incensurati. In un successivo test, poi, vi sono state proposte altre 200 immagini a fronte di un’esplicita richiesta di riconoscimento che, in ultimo, ha rivelato un fruttuoso processo di riconoscimento per il 90% dei casi, dimostrando così un alto indice di affidabilità.
Il risultato, nemmeno a dirsi, è davvero sorprendente e suggerisce, quindi, una conferma in merito alla teoria secondo cui un criminale possa riconoscersi semplicemente dalla propria espressione facciale.
L’esperienza stabilisce empiricamente la validità dell’inferenza automatica indotta dal visto sulla criminalità, nonostante le storiche controversie
Questo quanto affermato dai due ricercatori, i quali si sono detti soddisfatti dei nuovi traguardi resi possibili dai canoni indotti dalla moderna Intelligenza Artificiale automatizzata. Una visione analitica, quindi, ben lontana dalla logica umana ma efficace, in quanto consente un isolamento specifico dei tratti del viso che vengono sottoposti ad un modello matematico in grado di analizzare la questione dal solo punto di vista analitico e senza la pretesa di favoritismi soggettivi, come invece avviene a livello umano.
Ovviamente, ed è solo un’ipotesi, potrebbe darsi che le autorità cinesi decidano di implementare l’algoritmo di controllo all’interno delle proprie infrastrutture cittadine di sorveglianza al fine di sgominare, a monte, eventuali fenomeni di violenza ed atti di terrorismo incontrollato, benché in proposito non vi siano al momento assolute certezze.
Ad ogni modo, non si tratta di un’ipotesi remota, visto e considerato che è proprio la Cina la nazione più attiva nel campo della sperimentazione delle tecnologie predittive applicate ai crimini in appoggio alle tecnologie di Intelligenza Artificiale. Un paese, peraltro, già dotato di un ampio database cittadino con tanto di fotografie. Le immagini, in tal caso, sono già a completa disposizione delle autorità.
La rivoluzione ha inizio in Cina. Come evolverà la questione all’interno dei confini Europei e nel resto del mondo? Saremo sottoposti a rigidi controlli, come se le nostre informazioni ed i nostri dati sensibili prelevati indebitamente dalla rete non bastassero a fornire resoconti esaustivi sul profiiling? A voi la parola.