Sembrerebbe che il più antico antenato della vita sulla Terra, non sia altro che un semplicissimo organismo simile ad un verme, una sorta di tubicino carnoso con un’apertura frontale ed una posteriore collegati da un semplice e primitivo intestino. Un animale insomma in grado solo di mangiare ed espellere i propri escrementi!
Questo animale è stato ritrovato in alcuni fossili Australiani e si ritiene che sia il più antico vivente conosciuto sulla Terra. A questo organismo è stato dato il nome di Ikaria wariootia e la sua scoperta è stata annunciata in un articolo pubblicato in Proceedings of National Academy of Sciences.
Il più antico antenato della Vita sulla Terra ha 555 milioni di anni
Si tratta di una creatura vissuta circa 555 milioni di anni fa le cui prime tracce furono identificate già 15 anni or sono. Ma fino ad ora si era trattato solo dei solchi dovuti al suo movimento e alle sue piccole tane. Data la difficoltà di reperire un fossile di questa piccola, primitiva ed ancestrale creature, i ricercatori hanno deciso di utilizzare la tecnologia a scansione 3D per risalire alla sua forma, dalle strutture lasciate nei fossili.
Si tratterebbe di piccoli tubicini, lunghi al massimo 7 mm e con un diametro inferiore ai 3mm. Dotati di simmetria bilaterale, erano probabilmente provvisti di una primitiva bocca, collegata all’orifizio posteriore da un intestino centrale.
Nonostante la sua forma relativamente semplice, si tratta comunque di un organismo complesso rispetto ad altri fossili di questo periodo. Si nascondeva in sottili strati di sabbia ben ossigenata sul fondo dell’oceano in cerca di materia organica, indicando abilità sensoriali rudimentali. Le tane conservano anche creste a forma di “V” trasversali, suggerendo si muoveva con una locomozione peristaltica, ovvero contraendo i muscoli attraverso il suo corpo come un verme.
Questo è dunque con buona probabilità il nostro più antico antenato. Un elemento importante per la ricostruzione della nascita e dell’evoluzione della vita sulla Terra.
Fonte immagine: Sohail Wasif / UCR