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Lacci Neurali: ecco come Elon Musk e Bryan Johnson vogliono trasformarci in Cyborg

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Un giorno come tanti vi svegliate, prendete il giornale e leggete le dichiarazioni di un tizio che dice che l’intelligenza artificiale potrebbe essere pericolosa e rivoltarsi contro il genere umano, che le automobili guideranno da sole tra pochissimo tempo, che l’uomo arriverà su Marte in circa 10 anni e che contanti e carte di credito spariranno in pochissimo tempo. La prima cosa che fate è controllare se non siete per sbaglio nella pagina del cinema. La seconda cosa è pensare che chiunque abbia detto queste cose è matto. Poi vi dicono che questo “matto” ha inventato Paypal, la prima carta di credito virtuale, ha creato Tesla, la prima macchina in commercio con guida assistita e completamente a batteria, ha fondato Space X, la prima società privata dedicata alle missioni spaziali, ed ha appena finanziato Neuralink, una startup che ha lo scopo di creare un’interfaccia per collegare il cervello ad un computer.

Quando Elon Musk si mette in testa qualcosa, di solito ci azzecca. Ecco perché se un visionario del genere dice che c’è il rischio che le intelligenze artificiali, un giorno, potranno salire in cima alla catena alimentare, riducendo gli umani a schiavi, oppure a cittadini di seconda classe, per quanto assurdo possa sembrare è meglio ascoltarlo.

Per fare fronte a questa minaccia quindi, Elon Musk ha investito nella creazione di una nuova startup: Neuralink. La notizia non ci lascia eccessivamente di stucco, non molto tempo fa infatti l’mprenditore aveva dichiarato che l’uomo avrebbe dovuto evolversi e diventare un Cyborg, per sopravvivere alle macchine da lui create.

Come moltissime startup, Neurolink ha sede legale in Delaware ma ha uffici e laboratori in California. Considerato che il Delaware è un paradiso fiscale e la California è il paese migliore per attirare i talenti esteri in America, Elon Musk conferma di essere un grande imprenditore, oltre ad un grande innovatore. Neurolink ha come obbiettivo quello di sviluppare un “laccio neurale” (neural lace in inglese), che è in pratica una rete microscopica (si può iniettare nel cervello di un topo, senza ucciderlo), in grado di rilevare le sostanze chimiche che circolano nel nostro cervello. La presenza di queste sostanze viene tradotta in impulsi, che posso quindi controllare un qualsiasi dispositivo elettronico. Più pragmaticamente, un laccio neurale potrebbe riconoscere il fatto che stiamo dormendo ed oscurare le finestre, ma potrebbe anche riconoscere un attacco epilettico e chiamare i soccorsi, oppure in modo ancora più sofisticato potrebbe intercettare gli impulsi neurali e portarli alla spina dorsale, bypassando un segmento di spina dorsale danneggiato (in altre parole, potrebbe dare la possibilità ad un paziente paralizzato di tornare a camminare).

Laccio Neurale al microscopio
Primo prototipo di Laccio Neurale, visto al microscopio

I lacci neurali non sono una cosa nuova, il primo prototipo funzionante è del 2015. Le potenzialità sono effettivamente enormi, ed Elon Musk non è il primo ad investirci. Prima di lui Bryan Johnson ha investito 100 milioni di dollari in Kernel, altra startup dedicata alle interfacce neurali. Allo stesso modo Mark Zuckerberg, CEO di Facebook, ha avviato il suo programma di ricerca, ed anche la DARPA, l’agenzia di difesa degli stati uniti, sta lavorando su questa tecnologia.

Se non sappiamo ancora molto sul progetto di Facebook, ed ovviamente praticamente nulla sui segreti della DARPA, sappiamo però che Elon Musk e Brian Johnson hanno un fine comune, ovvero dare la possibilità all’uomo di co-evolvere con le proprie creazioni. A pensare infatti che le intelligenze artificiali possano tramutarsi in un pericolo per l’umanità sono in molti, da Stephen Hawking a Michael Vassar, ricercatore capo di MetaMMed, il che vuol dire che, lontanamente, il timore potrebbe anche essere sensato.

Il progresso di queste tecnologie va ben oltre alla possibilità di controllare il nostro computer senza guardare lo schermo o toccare la tastiera, ed arriva fino alla possibilità di intervenire direttamente sulla “programmazione” del nostro cervello, andando da una parte a curare malattie neuro degenerative  come l’Alzheimer o il Parkinson, dall’altra a potenziare le nostre capacità cognitive.

Siamo in un certo senso di fronte ad un nuovo scatto evolutivo post-Darwin, in cui la specie (umana in questo caso) non si adatta tramite la selezione naturale, ma adatta la propria specie al mutare delle condizioni, diventando protagonista materiale del proprio cambiamento. Ora, tutto questo sembra fantascienza, ma il fatto che Elon Musk, ad oggi l’imprenditore che più di ogni altro ha trasformato la fantascienza in realtà, si stia dedicando alla materia, ci fa sentire una certa spinta prepotente verso il futuro. In fondo anche le macchine che guidano da sole erano fantascienza, ma solo fino al 2013.

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