Una determinata specie di libellula ha adottato una particolare strategia per sopravvivere e per poter generare più uova possibili durante la sua vita: infatti, femmina della libellula dragone alpino ha trovato una soluzione al problema legato ai maschi indesiderati, fingendo la propria morte. La scoperta è stata casuale, ad opera di un biologo svizzero.
Fingere la propria morte è una tattica di successo
Il concetto di evoluzione come adattamento di un animale per poter sopravvivere si adatta anche agli insetti, in particolar modo a un tipo di libellula. Si tratta della specie dell’Aeshna Juncea, meglio nota come dragone alpino, che vive a ridosso di stagni e corsi d’acqua sulla fascia alpina. Per la femmina, l’autoconservazione consiste nel fingersi morta per poter allontanare i maschi pronti all’accoppiamento.
Questo comportamento è stato osservato per caso dal biologo Rassim Khelifa, dell’Università di Zurigo. Lo studioso si trovava sulle Alpi Svizzere per osservare gli effetti dei cambiamenti climatici sulle larve di questa libellula, quando ha assistito alla caduta libera di una femmina di dragone alpino. Arrivata al suolo, sembrava quasi morta da quanto fosse immobile. Il ricercatore ha deciso così di approfondire questo bizzarro comportamento, che in scienza prende in nome di tanatosi, dove tanathos in greco significa morte: è una tattica di autoconservazione adottata dalla femmina di dragone alpino, così come da tantissime altre specie di animali, sia vertebrati che invertebrati.
Questione di sopravvivenza
Le femmine scelgono normalmente luoghi ben nascosti, tra la vegetazione, per deporre le uova senza essere disturbate dai maschi. In questa fase, esse sono vulnerabili perché non possono contare sul maschio che vigili sulle future larve. Inoltre, il corpo stesso della femmina è in un momento delicato: un secondo rapporto metterebbe a rischio il suo apparato riproduttivo. Quindi, per difendersi da un accoppiamento indesiderato e pericoloso, queste libellule si gettano in picchiata verso il suolo quando si avvicina un maschio che solitamente sorvola gli stagni.
Khelifa ha potuto osservare che in 21 casi su 27 presi in esame, la tanatosi aveva successo: la completa immobilità, ossia l’interruzione di ogni attività motoria, portava il maschio ad allontanarsi poco dopo che la femmina si era schiantata a terra. Scampato il pericolo, questa riprendeva tranquillamente il volo per tornare al luogo dove aveva deposto le uova.