Oramai da qualche anno assistiamo all’ascesa di servizi alternativi a quelli tradizionali del taxi e del NCC (noleggio con conducente).
Questi servizi si differenziano dai primi per il fondamentale utilizzo della tecnologia portatile degli smartphone, che consentono di prenotare, pagare, geo-localizzare sia i clienti sia i conducenti, attraverso un oggetto oramai comune per tutti– lo smartphone. Su questo tipo di servizi è stato già scritto e detto molto, tuttavia mi preme riassumere brevemente i vantaggi e gli svantaggi rispetto a un servizio tradizionale.
PRO | CONTRO |
Personalizzazione del servizio (più lusso o più economico, ad esempio) | Mancanza di professionalità per i servizi a basso prezzo |
Velocità per usufruire del servizio | Concorrenza sleale verso i servizi tradizionali |
Facilità nell’usufruire del servizio | Scarsa formazione/ mancanza di sicurezza stradale ottimale |
Flessibilità dei sistemi di pagamento (spesso in moneta elettronica) | Possibili inconvenienti con autisti non professionali |
Dunque, ciascun potenziale utente del cosiddetto “servizio di trasporto” con conducente può decidere se affidarsi a un servizio c.d. tradizionale o uno innovativo, utilizzando la relativa applicazione.
E forse l’innovazione maggiore consiste proprio in questo: la possibilità di scelta. Nel nostro paese, ma non solo, molti temono le possibilità di scelta dei clienti-cittadini, perché questa potrebbe erodere le rendite di posizione attuali e spostare gli attuali equilibri. Da questo punto di vista, chiaramente, una riforma legislativa a favore delle nuove tecnologie è senz’altro osteggiata per chi vede in questo un pericolo per la propria posizione di vantaggio.
Storicamente, il corporativismo nato all’epoca dei comuni, che oggi è spacciato dai vari ordini professionali/ categorie lavorative come un sistema organizzativo a tutela degli utenti, non regge più.
Non regge più per due ordini di motivi: il primo è legato al grado di conoscenza e informazione dei clienti, i quali sono sempre più spesso meglio informati delle aziende che erogano i servizi riguardo a costi, prezzi e livelli di servizio; il secondo è legato al prezzo, che non riflette più un grado di servizio non richiesto o, meglio, un prezzo non coerente con il grado di servizio richiesto. Ad esempio basti pensare a un servizio di taxi premium come quello offerto da Uber, oppure il taxi low cost offerto da UberPop. Stessa società e diversi livelli di prezzo con diversi livelli di servizio.
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Come se non bastasse, occorre anche aggiungere che l’attuale disponibilità di taxi è di gran lunga insufficiente, almeno nelle grandi città come Milano, a garantire un buon livello di servizio ai clienti, soprattutto in termini di attesa.
Come ben sappiamo, Uber si “difende” dagli attacchi di concorrenza sleale argomentando che c’è spazio per tutti e che offre un servizio diverso rispetto a quello dei taxi tradizionali. In realtà, se vediamo la cosa con un certo distacco, da potenziali clienti, possiamo certamente dire che vi sono aree di sovrapposizione dove effettivamente si possono creare delle situazioni di concorrenza sleale, dato che ai guidatori privati non hanno tutti gli adempimenti richiesti ai tassisti. Tuttavia, anche i tassisti si sono beati per anni di una posizione di privilegio legata a una autorizzazione amministrativa che finisce per essere una barriera all’ingresso del settore vera e propria, oramai assolutamente non più giustificata né giustificabile. Uber & Co. ne sono la prova.