Secondo la normativa vigente UE, nessun gestore di telefonia può obbligare i propri utenti ad utilizzare il suo modem, e anche in Italia la situazione potrebbe presto cambiare. E’ in fase di approvazione al Senato un provvedimento che dovrebbe garantire all’AGCOM, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ampi poteri per poter combattere i comportamenti scorretti e fuorilegge che tutti gli operatori italiani applicano.
Nella fattispecie, secondo il regolamento dell’UE Legge 2015/2120, all’articolo 3 viene chiaramente indicato come i gestori di telefonia fissa non possono obbligare gli utenti ad utilizzare il proprio modem. Le aziende italiane hanno ben pensato di giustificarsi obiettando che il modem è parte integrante dell’infrastruttura di rete, e in alcuni casi sarebbe anche giustificato. Vodafone in particolare utilizza un’infrastruttura di rete proprietaria per cui il modem utilizzato per l’accesso ai servizi ADSL/Fibra è un prodotto completamente progettato e configurato per la rete di appartenenza. Non è possibile navigare sulla rete Vodafone casalinga senza essere in possesso di una Vodafone Station.
Purtroppo a rimetterci è sempre l’utente finale, a cui andrebbe garantita sempre ampia libertà di scelta. Le ultime offerte che i gestori di telefonia propinano come “offerte” sono infatti vincolate alla sottoscrizione del pagamento di una rata per l’utilizzo di modem proprietari, che può superare i 200 Euro in quattro anni. Con quella cifra gli utenti potrebbero comprare un modem abilitato alla ricezione del segnale in fibra ottica FTTH (Fiber To The Home) o FTTC (Fiber To The Cabinet) e risparmiare anche qualcosina pur comprando un prodotto di qualità.
Le aziende telefoniche italiane quasi sicuramente ricorreranno agli strumenti legali in loro possesso per cercare di mantenere lo status-quo, o quantomeno di guadagnare tempo. E’ ciò che è successo con lo scandalo dovuto alle rimodulazioni, con la normativa vigente che impone tariffazioni ogni mese e non ogni 4 settimane/28 giorni come capita sempre più spesso. In questo modo i gestori delle telecomunicazioni intascano mediamente l’8.7% in più l’anno, senza aver migliorato di una virgola il servizio verso l’utente finale. Un rincaro mascherato da rimodulazione quindi, che purtroppo resta sempre più impunito: l’AGCOM può applicare delle multe ai trasgressori, che purtroppo però fanno ridere in confronto agli introiti derivati da queste rimodulazioni. La multa può essere compresa tra 200.000 e i 2 milioni di Euro.