Il futuro del mercato tablet, in particolare nel panorama Android, vanta una certa criticità a causa di molteplici problemi connessi alle difficoltà di sviluppare un eco-sistema – oltre che un vero proprio OS – modulato per la specifica user experience, chiaramente diversa da quella smartphone, per il quale il lancio del nuovo Google Pixel C prova a porre una nuova visione e prospettiva.
Il nuovo Google tablet con tastiera, primo prodotto a vantare uno sviluppo hardware interamente proprietario da parte del colosso californiano, si propone sul mercato con le medesime finalità della gamma Nexus offrendo sin da subito interessanti lati positivi – ma anche altrettanti negativi – e ponendo le basi non solo per l’evoluzione di Android sui grandi schermi quanto anche una nuova direzione all’interno del mercato tablet per superare il ristagno d’idee paventate dai grandi produttori come Samsung, Asus e Lenovo.
Scopriamone punti di forza, debolezze, dettagli e curiosità attraverso la nostra accurata recensione Pixel C per il mercato italiano.
Design Pixel C: materiali premium ed innovazione nell’usabilità
Le finalità produttive si armonizzano perfettamente con un design diretto e commisurato ad un mercato alla continua ricerca di soluzioni ottimizzate, pratiche ma soprattutto complete per un facile trasporto ed il Pixel C non delude ne in quest’ottica che in quella della qualità dei materiali.
L’essenzialità alla base delle forme, uno stile tanto flat da offrire dimensioni contenute in spessore ed ampiezza per essere un 10.2 pollici, non ha però mostrato limiti in termini di robustezza, favorita dalla costruzione in mono-blocco di alluminio anodizzato, conferendo al tablet peso – non al limite dell’eccessivo visti i 908 grammi totali ma si sarebbe potuto fare di meglio – e solidità strutturale. Tali valutazioni sono valide tanto per il tablet che per la tastiera, il vero punto di differenza con i modelli del settore, grazie all’uso di una specifica cerniera d’aggancio per sostegno ed identificazione dell’hardware oltre che per il peso complessivo rendendo il dispositivo un perfetto laptop all’occorrenza.
I pregi si evidenziano oltretutto nella distribuzione degli elementi accessoriali come nel caso più eclettico degli speaker audio, proposti sui margini periferici laterali destro e sinistro fornendo un notevole bilanciamento del suono, oppure della porta USB Type-C, collocata in uno spazio agevole per evitare sia cali penzolanti che difficoltà d’inserimento a seconda della posizione d’uso di Pixel C.
Display: Pixel C a confronto coi competitors
L’innovazione sul piano hardware di Pixel C è riscontrabile – ben più che in tutti gli altri comparti d’analisi – all’interno della diagonale display, pensata per ottimizzare la superficie d’utilizzo dei 10.2 pollici a prescindere dall’orientamento verticale come tablet o landscape con tastiera come un laptop.
Il rapporto dell’aspect ratio, pari a 1:√2, rende lo schermo unico nel suo genere grazie alla similitudine con un comune foglio A4 offrendo il massimo dell’utilità della superficie in entrambe le modalità e proprio questa singolare scelta Google spalanca le porte ad un multitasking (probabilmente con Multi-Windows) che però risulta ancora assente sul piano software delle features Android, Marshmallow incluso. Diverse sono invece le considerazioni per qualità schermo, colori e retro-illuminazione, con una resa inferiore agli standard visionati su Nexus 9 eppur ugualmente soddisfacente grazie anche all’ottima risoluzione da 2560 x 1800 pixel non ai vertici della categoria – ancora dominata da Samsung ed LG – ma quasi.
Le scelte condotte dal team Google per Pixel C, complessivamente parlando, confermano l’impressione di ottimizzazione e perfezionamento delle tecnologie attualmente disponibili trovando una vera via al segmento tablet – tra utilità e praticità – diversamente da quanto fatto dai competitors come l’iPad Air 2, la nuova gamma Samsung Galaxy Tab S2 e persino i Microsoft Surface i quali, ognuno a proprio modo, evidenziano rispettivamente l’assenza di dimensioni adeguate alla categoria, specifiche pensante esclusivamente per stupire e poco attente alle reali necessità dell’utente oppure un po’ di confusione d’identità nel passaggio tra tablet, latop e trasformabile.
Tastiera Pixel C: un piccolo gioiello, ancora da perfezionare
La difficoltà espresse emergono proprio visionando il rapporto tra tablet e tastiera, non ancora perfetti nelle loro interazioni ma chiaramente strutturati per offrire la miglior usabilità attualmente disponibile nel campo dei tablet Android 2-in-1, diversamente da qualsiasi altra soluzione attualmente presente sul mercato.
La tastiera Pixel C vanta le medesime proprietà costruttive della scocca tablet, in alluminio anodizzato con stile flat e tasti equi-distribuiti, sottili ed incastonati in un mono-blocco – dotato di un lieve rilievo interno per creare un dislivello di contatto tra keyboard e display in chiusura – stabilizzato in fase di digitazione dalla presenza di appositi gommini sul dorso per un miglior sostentamento a prescindere dalla superficie d’appoggio, segnale proposto proprio per l’utilizzo in mobilità. La connessione avviene attraverso la connettività Bluetooth, sfruttando i magneti per il riconoscimento automatizzato ed il conseguente avvio della ricerca pairing, mentre l’autonomia – pur se garantita dai dettagli produttore per ben un mese – viene agevolata dalla ricarica induttiva che nel trasporto in modalità laptop vi esenta dall’obbligo di verificarne chiaramente lo stato di carica.
I pregi della dock tastiera emergono nel meccanismo funzionale d’aggancio, basato su 6 magneti di rilevazione utili non solo per facilitare l’inserimento ed il riconoscimento hardware – del tutto automatizzato anche lato software – quanto soprattutto per offrire svariate angolazioni d’uso facendo perno sulla cerniera al fine di garantire la massima comodità e flessibilità senza perderne però in solidità e sicurezza di tenuta. Ciononostante i limiti emergono nel caso della chiusura in stile laptop, col display poggiato sulla tastiera, evidenziando il rischio di piccoli graffi proprio sulla superficie schermo a causa dei possibili micro-movimenti ed urti esistenti qualora l’aggancio magnetico non sia perfetto al 100% (eventualità reale e possibile).
Hardware: scheda tecnica Pixel C
La bontà costruttiva di Pixel C, confermando l’ottimo lavoro del team Google per il primo asset hardware proprietario, emerge anche visionando la scheda tecnica capace di presentarsi sulla carta come un flagship di categoria con una notevole longevità nel tempo sia per prestazioni che fluidità.
Le capacità sono garantite ad ampi livelli di resa grazie all’utilizzo di un SoC basato su di un processore NVIDIA Tegra X1, una CPU ARM con architettura octa-core partizionata su due gruppi quad-core rispettivamente con core A57 a bassa potenza e core A53 ad alta potenza, corredata da una scheda grafica GPU Maxwell e 3 GB di risorse destinate al comparto RAM ed uno storage in doppio taglio da 32 e 64GB senza espansione di memoria (il nuovo trend di Google è quello di puntare sui servizi cloud come Drive), il tutto con le classiche connettività inclusive di WiFi, Bluetooth – fondamentale per il keyboard pairing – ma non NFC, a sorpresa assente. La composizione hardware della scheda tecnica è tipica dell’elettronica computer, più che della classica tablet, proponendo risorse di calcolo elevate per il multitasking e le comuni operazioni Android anche da ufficio.
Nulla, attualmente presente sul mercato Android, propone qualcosa di anche vagamente similare e ciò, per certi versi, rappresenta una garanzia di continuità d’utilizzo nel tempo senza perdere colpi in modo rapido come invece molti tablet attualmente evidenziano nel corso di un biennio dall’acquisto con un picco al ribasso in termini di resa.
Fotocamera: scarsa risoluzione e praticità
Nonostante la crescente attenzione al mercato fotografico, le fotocamere nel comparto tablet continuano a mostrare un evidente handicap rispetto l’analogo lato smartphone e così anche il Pixel C non si differenzia proponendo soluzioni standard e poco impegnative.
Il tablet è infatti dotato di due obiettivi, il posteriore da 8 megapixel offrendo la maggior risoluzione nonostante le ovvie difficoltà d’utilizzo e l’anteriore da 2 megapixel risultando abbastanza inadeguato per un dispositivo che si propone frequentemente per l’uso in stile laptop. Si tratta di una scelta abbastanza discutibile, forse persino poco analizzata e studiata da Google sottovalutando l’importanza che tali implementazioni possono avere per la comunicazione e le video-chiamate sia tramite Skype che magari lo stesso Hangouts.
Prestazioni: la resa tecnico-software
Nonostante tali premesse, l’ottimizzazione del firmware basato su Android risulta ancora acerba per le potenzialità offerte sul lato tecnico: ciò non significa ottenere latenza oppure rallentamenti di sistema in base al numero di operazioni svolte, bensì esser consapevoli di disporre di un hardware che, pur proponendo elevate prestazioni, può garantire una resa ben più elevata e soddisfacente – invadendo a mani basse il segmento computer in tale ottica – con i successivi aggiornamenti software garantiti da Google come per la linea Nexus.
I limiti sopra citati sono infatti similari a quelli visionati su Nexus 9, dotato del medesimo processore NVIDIA, svelando come sia per il riscaldamento core e la qualità della scheda grafico vi siano piccole – forse persino impercettibili per l’utente comune – differenze a conferma del lavoro di miglioramento che il team di Pixel C sta compiendo per poter accedere al pieno potenziale della configurazione proposta nel dispositivo.
Batteria: autonomia ed ottimizzazioni per il risparmio energetico
L’autonomia, altro punto critico sia per tablet che smartphone accomunando il segmento mobile, mostra interessanti punti di miglioramento associandosi alle precedenti valutazioni positive per mobilità e produttiva grazie ad una longevità più che positiva capace di superare le 24 ore in forte stress oppure giungere approssimativamente alle 48 ore d’uso ininterrotto col comune uso.
Il tutto è dovuto alla batteria integrata Pixel C, chiaramente non removibile, con una capacità pari a 9.200 mAh superando non solo gli standard del settore quanto anche le capacità di ottimizzazione dei consumi, decisamente incrementati a prescindere dai parametri di luminosità e le connettività in uso, ed i tempi di ricarica rapida, stimati in 2.5 ore per il conseguimento del 100% monitorabile tramite il LED sulla back-cover con un feedback visivo. Tali peculiarità, in caso di necessità, consentono al tablet di poter esser sfruttato persino come powerbank per la ricarica di dispositivi minoritari – come per l’appunto uno smartphone – facendo leva sull’ampia capacità e sulla presenza della porta USB Type-C.
Sistema operativo: Android 6.0 Marshmallow e lo stile Nexus
I pregi di Pixel C lato hardware sono contrapposti ad ingenti debolezze lato software, aspetto sorprendente per certi versi – vista la padronanza di Google nello sviluppo Android – ed atteso per altri considerando le naturali difficoltà di diversificazione dell’esperienza utente tra smartphone e tablet che anche Android 6.0 Marshmallow conferma e non pare, almeno per adesso, ridurre.
Il firmware svela piccoli segnali d’innovazione per i tablet e l’utilizzo in landscape, tra questi spiccano le posizioni dei tasti Home, Indietro ed il Task Manager delle “App Recenti” divisi dalla naturale posizione centrale con una più equi-distribuita divisione verso il margine di sinistra, per i primi due, ed il margine di destra, per l’ultimo. Nessun miglioramento e/o diversificazione è invece presente per il panello delle notifiche oppure le funzioni aggiuntive, visionando infatti l’aspect ratio del display sarebbe stata naturale la presenza di una features dedicata al Multi-Windows attesa proprio in Android 6.0 Marshmallow ed invece nuovamente assente fornendo la sensazione di un lavoro compiuto a metà.
Non mancano altre criticità funzionali come lo Smart Lock, per i dispositivi certificati e fidati, del tutto inutilizzabile ed alcuni rallentamenti – davvero di poco rilievo – emersi in fase d’utilizzo con una frequenza random che, pur non danneggiando in alcun modo l’esperienza utente vista la quasi impercettibilità, confermano l’impressione che il risultato software sia ancora acerbo rispetto la base hardware. Tali mancanze sono contrappesate dall’identificazione di Pixel C come un prodotto Nexus, creato per ottenere il giusto ambiente tecnico sul quale sviluppare Android, assicurando aggiornamenti continuativi nel tempo oltre che frequenti per sopperire proprio ai piccoli errori di gioventù.
Eco-sistema e servizi: app ed usabilità acerbe rispetto le intenzioni
I limiti maggiori di Android 6.0 Marshmallow su tablet sono però presenti nell’eco-sistema dei servizi collegati all’uso quotidiano, intendendo applicazioni e Google Apps notoriamente il punto di forza del robottino verde e – nel caso specifico di Pixel C – quasi una limitazione rispetto gli OS competitor.
Se Pixel C è infatti sviluppato per differenziare finalmente il mercato dei tablet 2-in-1, offrendo una maggior piacevolezza d’uso come laptop con tastiera, al contempo le apps continuano a spingere per l’utilizzo verticale danneggiando almeno per il momento l’esperienza utente: i servizi primari come messaggistica, social network, utilità ed ufficio non sono nè ottimizzati a dovere nè a volte utilizzabili in landscape, discorso capace d’investire le stesse Google Apps ancora lontane dalla piacevolezza d’uso di suite alternative come le Microsoft Office Apps.
A seconda degli obiettivi d’acquisto dell’utente ciò potrebbe rappresentare un problema, non insormontabile ovviamente ma tale da non garantire il massimo dell’usabilità che invece ci si aspetta da un prodotto con tali peculiarità e potenzialità, virando chiaramente su altri prodotti meno potenti ed ottimizzati ma certamente più pronti e predisposti per le necessità imminenti (nell’attesa che Android continui a crescere sulla strada tracciata).
Pro e Contro per l’acquisto di Pixel C
Di seguito la nostra sintesi per i vantaggi e gli svantaggi presenti in Google Pixel C:
PRO | CONTRO |
Design, materiali, assemblaggio e dimensioni | Ottimizzazione software-hardware |
Risoluzione ed aspect ratio display | Interfaccia Android landscape |
Aggancio, qualità costruttiva e design tastiera | Assenza di ottimizzazione UI apps |
Autonomia sopra la media | |
Supporto software Android simil-Nexus |
Considerazioni finali: l’analisi di Focustech
Il futuro di Android nel segmento tablet-laptop è ancora nebuloso ed il Pixel C rappresenta sicuramente la base di lavoro per definire le strategie da seguire per garantirne lo sviluppo nel miglior modo possibile grazie ad un hardware sorprendentemente funzionale, capacitivo e ben realizzato ma mancante proprio di un software altrettanto di livello.
L’acquisto, chiaramente commisurato alle reali necessità del singolo utente, deve innanzitutto tener conto proprio di quanto sopra citato ricordando come l’incidenza attuale di Pixel C – rispetto specialmente le soluzioni iOS e Microsoft o le più economiche sempre Android – non sia superiore alle alternative, nonostante le premesse di sviluppo futuro e la base tecnica, perdendo appeal nel rapporto qualità-prezzo rispetto la reale usabilità.
Non lo riteniamo quindi un prodotto pronto per il mercato consumer, come i primi smartphone Nexus sono stati a loro volta prima della prima vera svolta con Nexus 4, bensì un esperimento Google per la realizzazione di un primo hardware in solitaria che per adesso non offre nulla rispetto gli altri modelli ma potrebbe fare un grande e notevole salto di qualità con i prossimi aggiornamenti software già per Android Marshmallow.