Un team internazionale di scienziati ha scoperto che le placche tettoniche oceaniche portano con sé una sorta di “memoria geologica“, una traccia duratura delle variazioni nella composizione delle rocce che ne influenza il comportamento durante la subduzione. Lo studio, pubblicato su Nature, potrebbe rivoluzionare la nostra comprensione della dinamica interna del pianeta.
La subduzione: il motore nascosto della Terra
La subduzione è uno dei processi più importanti della geodinamica terrestre. In pratica, quando una placca oceanica si scontra con una placca continentale, scivola sotto di essa e sprofonda nel mantello, la parte calda e semifluida sotto la crosta terrestre. Questo fenomeno è cruciale per il riciclo di materiali e gas, come il carbonio, che mantengono l’equilibrio climatico sulla Terra.
Fino ad ora, si pensava che tutte le placche si comportassero in modo simile durante questo processo. Ma le nuove ricerche raccontano un’altra storia.
Una zona di transizione più spessa del previsto
Nella zona di subduzione delle Piccole Antille, nel Mar dei Caraibi, i ricercatori del progetto VoiLA hanno condotto un esperimento sismico in acque profonde, installando 34 sismometri sul fondo oceanico. Hanno così scoperto una zona di transizione del mantello (MTZ) spessa ben 330 chilometri, una delle più grandi mai osservate.
Questa zona si estende tra i 410 e i 660 chilometri di profondità e agisce come un confine tra il mantello superiore e inferiore. Ma è anche un “ingorgo” per le placche in subduzione: in particolare, quando portano con sé strati di basalto – una roccia vulcanica densa – la discesa può rallentare o persino fermarsi.
Il “ricordo” geologico delle placche
La scoperta sorprendente è che la composizione originale della placca, risalente a milioni di anni fa, continua a influenzare il suo comportamento in profondità. Queste eterogeneità compositive si accumulano nella MTZ, ostacolando la discesa e modificando i modelli di convezione del mantello terrestre.
Secondo Nick Harmon, uno degli autori dello studio, “è interessante pensare che, in un certo senso, le placche tettoniche abbiano una memoria e che questa influenzi il modo in cui rimescolano il materiale nella Terra”.
Perché questa scoperta è importante
La memoria delle placche tettoniche ci dice che il passato geologico ha effetti concreti e misurabili nel presente. Significa anche che i modelli attuali di dinamica del mantello potrebbero essere incompleti, perché non tengono conto delle variazioni compositive ereditate dalle croste oceaniche.
In altre parole, ogni placca porta con sé una storia unica, e quella storia può cambiare il destino del materiale terrestre nel profondo del pianeta. Una prospettiva affascinante, che apre nuovi orizzonti nello studio della Terra.
Foto di Dan Meyers su Unsplash