In tempi antecedenti, si era discusso della possibilità dell’abbandono definitivo di Samsung Wearable nei confronti della piattaforma Android Wear a completo favore della sua divisione software interna per gli indossabili vista per Tizen OS, di fatto un sistema più che valido sul piano delle funzioni e dell’affidabilità.
Gli OEM, dal canto loro, sembrano pienamente d’accordo con la società sul fatto di abbandonare in via definitiva il progetto inizialmente voluto lato software per gli indossabili.
Rispetto a quattro mesi fa, le decisioni di Samsung in merito alla rinuncia di un device Android Wear-based sembrano non essere cambiate ed, anzi, appaiono rafforzate da un fronte comune che vede in prima linea i principali OEM di ASUS, Motorola, LG, Huawei che avevano deciso di portare avanti la creazione di indossabili Google Wear dopo un anno di “riflessione”.
In molti si sono detti contrari alla decisione intrapresa dalla sudcoreana, mentre altri plaudono questa maturata decisione. Nei giorni scorsi, tre nuove prove ci hanno portato ad avvalorare le motivazioni di fondo volute dal colosso della Sud Corea per la sua decisione.
Huawei e Motorola frenano la produzione, ma LG conta di proseguire
Come prima cosa, si nota la presenza di un solo smartwatch Asus visto nel loro ZenWatch 3. Per quanto riguarda, invece, gli OEM LG, Motorola e Huawei è stato fatto fronte comune a favore di un anno sabbatico che consentisse loro di studiare l’andamento del mercato.
In tale ottica, Samsung Electronics, sembra averci visto giusto anticipando una serie di mosse e continuando invece imperterrita la propria campagna di vendita nel settore degli indossabili che, contrariamente alle altre proposte, non ha fatto registrare una battuta d’arresto.
Ogni produttore ha giustificato tale decisione anteponendo le più disparate motivazioni al riguardo. Huawei desidera un processore più efficiente, Motorola una connettività cellulare standalone senza compromessi mentre LG rimane sulle sue, in una sorta di fase di studio dei mercati. Tutti problemi che trovano reale soluzione nell’immediato o con il corso del tempo. A questo punto, quindi, ci si chiede se le riflessioni in proposito siano in corso per altre motivazioni specifiche. la verità, in tal senso, potrebbe quindi essere ben altra.
Huawei pensa ad uno smartwatch Tizen OS
In alternativa ad Android Wear, in casa Huawei si pensa ad un prodotto alimentato da Tizen OS, benché i buoni rapporti tra la società e Google non lasciano intendere un abbandono delle trattative nel settore wearable.
Eppure, Huawei non ha riferito nulla di definitivo al riguardo e l’idea di uno smartwatch basato sul sistema operativo Samsung non è da escludere a priori.
Android Wear 2.0 è stato ritardato al 2017
Google ha avuto diverso tempo per perfezionare il proprio sistema operativo portandolo alla sua seconda revisione. La decisione di rinviare l’update al 2017 di certo non ha giovato al mercato che, di certo, non vede di buon occhio un sistema hardware potenziato ma con annesso un sistema vecchio del 2015.
Ha senso fare smartwatch costosi, con hardware solo leggermente rivisitato e senza nessuna garanzia di supporto nel breve periodo sul piano delle funzioni e degli aggiornamenti software?
A fronte di queste ultime rivelazioni, si può certo dire che la decisione intrapresa da Samsung per l’abbandono della piattaforma non sia stato opportunamente oculata?
Tizen è effettivamente la piattaforma mobile migliore per la crescita continua dei dispositivi supportati? Verosimilmente sì .Ed è proprio per questo che un potenziale accorpamento di Huawei e di tutti gli altri OEM non è di certo da escludere.