Sagittario A*, il buco nero al centro della nostra galassia, è stato visualizzato per la prima volta tramite realtà virtuale. I dettagli riguardanti la simulazione del buco nero della Via Lattea, sono descritti in un articolo pubblicato sul Computational Astrophysics and Cosmology.
Una simulazione europea del buco nero Sagittarius A*
Gli scienziati della Radboud University in Olanda e della Goethe University in Germania, hanno utilizzato i più recenti modelli astrofisici di Sagittario A*, per crearne una serie di immagini. I ricercatori hanno poi montato insieme tutte queste ‘fotografie virtuali’, per creare una simulazione di realtà virtuale a 360° del buco nero. La simulazione può essere visualizzata attreverso l’uso di dispositivi VR. Questo tipo di simulazioni possono essere di notevole aiuto per lo studio dei buchi neri.
A spiegarci l’importanza della simulazione è Jordy Davelaar, autore e corrispondente dello studio. “La nostra simulazione di realtà virtuale è una veduta molto realistica dell’ambiente circostante del buco nero. Poterli osservare in questo modo aiuta a conoscere meglio come si comportano. Visualizzazioni così coinvolgenti, possono aiutarci a capire di più su questi sistemi rimanendo sulla Terra. ”
La realtà virtuale aumenta l’interesse dell’opinine pubblica nell’astrofisica
Secondo gli autori infatti la realtà virtuale incoraggerebbe il pubblico, compresi i bambini ad interessarsi all’astrofisica.
Davelaar ha dichiarato: “Le visualizzazioni che abbiamo prodotto hanno un grande potenziale di sensibilizzazione. Le abbiamo utilizzate per introdurre i bambini al fenomeno dei buchi neri, che hanno risposto positivamente nell’apprendimento. Questo suggerisce che le simulazioni in realtà virtuale sono un ottimo strumento per mostrare il nostro lavoro ad un pubblico più ampio, anche quando coinvolge sistemi molto complicati come i buchi neri”.
Heino Falcke, professore alla Radboud University, commenta: “Tutti noi abbiamo nella nostra mente un’immagine di come apparentemente sembri un buco nero, ma la scienza è progredita e ora possiamo ottenere dei rendering molto accurati, dai quali si capisce che i buchi neri sembrano molto diversi da quello che immaginavamo. E questo è solo l’inizio di quello che potremo vedere in futuro”.