Gli smartphone modulari, ovvero quelle soluzioni mobile che per certi versi sono riconducibili per grosse linee ad un sistema desktop in cui le componenti possono essere soggette a Mod, non hanno riscosso, come visto per LG G5 ed i device della serie Moto Z, il successo sperato ma, stavolta, siamo sicuri del fatto che se le indiscrezioni che seguono trovassero conferma si avrebbe a che fare con un prodotto davvero straordinario.
Tramite il portale di Bloomberg, di fatto, abbiamo appreso come l’ex co-fondatore di Android, Andy Rubin, sia ora alle prese con un personale progetto volto ad introdurre un telefono modulare che riporti in dote caratteristiche da puro top di gamma del segmento mobile.
Dopo aver abbandonato le redini del progetto Android nel lontano 2013, l’imprenditore si appresta ora a rimodulare il comparto smartphone attraverso una soluzione innovativa che riprende appieno i paradigmi di funzionamento dei pesi massimi dell’elettronica come Samsung, Apple, Google ed altri, al fine di creare un ecosistema solido dal punto di vista software ed appagante lato hardware sia per l’aspetto puramente estetico-costruttivo che di quello proprio delle componenti in gioco.
Quello che presumibilmente potrebbe divenire il futuro flagship killer della categoria si dice dotato di schermo Edge-to-Edge in stile Samsung Galaxy S7 Edge e dalla diagonale e rapporto d’aspetto superiore a quanto visto con iPhone 7 Plus negli ultimi mesi (quindi oltre i 5.5 pollici). Non mancheranno bordi metalli e parte posteriore in ceramica, un materiale la cui implementazione risulta davvero ardua a fronte delle forme e delle contenute dimensioni dei prodotti.
Gli ingegneri, inoltre, stanno sperimentando lato software una funzione che ricalchi un’interazione simil-3D Touch, in cui il sistema reagisce differentemente sulla base di diversi input di pressione.
Come se non bastasse, unitamente a detta caratteristiche, pare si possa anche parlare di una discriminante che in Apple e Samsung è volutamente mancata sino a questo momento, ovvero sia la tanto discussa modularità. Come LG G5 e Moto Z, di fatto, lo smartphone Android di futura generazione potrebbe consentire un’estensione delle funzionalità tramite Mod. Si riferisce delle potenziale presenza di un sistema di connessione magnetico proprietario per la ricarica della batteria e la connessione di periferiche di terze parti.
Gli ingegneri, di fatto, stanno anche annettendo un nuovo tipo di fotocamera definita come sferica, attraverso la quale poter prevedere sistemi di ripresa a 360 gradi da utilizzare in abbinamento a periferiche esterne dedicate alla realtà virtuale.
L’incognita più grande, in questo contesto dove aleggiano i rumor più sfrenati, l’unica grande incognita rimane il software, sebbene siano in molti a pensare che questo verterà su una gestione interna fornita dalle tecnologie d’intelligenza artificiale. Nuovi sistemi di calcolo, così come riferito da Rubin al Technology Conference di Bloomberg nel mese di Giugno 2016, sono desinati ad introdursi ogni 10-12 anni. La prossima frontiera software, di fatto, potrebbe benissimo corrispondere, come riferito in detta sede, ad una complessa piattaforma di gestione IA ad auto-apprendimento.
L’ex co-founder Android, al momento, pare sia entrato in contatto con i dirigenti di Foxconn al fine di poter rientrare con i tempi di distribuzione di tali soluzioni già a partire dalla seconda metà di questo 2017. Pare che, secondo quanto riferito, l’intenzione della società siano quelle di rivaleggiare con gli iPhone 7 ed i Google Pixel, sebbene i piani siano in continua evoluzione.
Essential, l’azienda che cura il progetto sotto la direzione di Rubin, rappresenta per il momento l’ultimo arrivato sul mercato, sebbene il progetto abbia destato l’interesse di big society del calibro di HP, Google e Foxconn, le quali sono rientrate in un piano di investimenti di $300 milioni di dollari americani.
Tra i prodotti ed i servizi offerti, in particolare, la società ravvede soluzioni mobile come smartphone, tablet, accessori e software di sistema per telefonia mobile.
Rebecca Zavin, un ex alto dirigente di Google software, sta conducendo lo sviluppo del platform software del telefono. Jason Keats e Joe Tate, ex dirigenti di Apple e Qualcomm, rispettivamente, stanno lavorando lato hardware. Kelly Liang, un ex dirigente d’azienda presso i laboratori sperimentali Google, sta ora supervisionando lo sviluppo business della società accanto a personalità come Brian Wallace, un ex dirigente di Samsung e Magic Leap incaricato della sezione marketing della società.
Soltanto il tempo potrà dirci se dette dicerie a proposito di quello che potrebbe essere classificato, in via del tutto teorica, come lo smartphone definitivo possano essere verificate all’atto pratico. I segnali ci sono tutti, dobbiamo solo averne le conferme.
A fronte di questo progetto, pare proprio che colossi del calibro di Samsung ed Apple avranno di che preoccuparsi, viste e considerate tutte le precedenti implicazioni in merito agli aspetti costruttivi ed al design. Aspettando di vedere che cosa si possa prospettare per le implementazioni software ed hardware iniziali, vi invitiamo a dire la vostra sull’argomento utilizzando l’apposito box per i commenti sotto predisposto.