La parte REM del sonno è fondamentale per la buona riuscita del riposo, ma allo stato attuale non sappiamo esattamente tutto sulla questione. Secondo un esperto del settore, per esempio, ci sarebbe anche un’altra funzione molto importante e particolare. Tale fase entrerebbe in gioco nel momento in cui il cervello si raffredda troppo internamente, fenomeno che avviene in quanto un corpo fermo produce molto meno calore.
Le prove più importanti su cui si base tale teoria riguarda una differenza sostanziale tra gli animali con le temperature corporee più basse e quelle con le temperature più alte. I primi tra i due tendono avere periodi di sonno REM particolarmente più frequenti e lunghi dell’altro gruppo. Un esempio di quest’ultimi sono gli uccelli, animali che tendono ad avere temperature interne alte, e che hanno quasi per nulla una fase REM.
Sonno REM: un tentativo di riscaldare il cervello dall’interno
Le parole del neurologo Jerome Siegel: “Il sonno REM potrebbe essere pensato come un meccanismo di riscaldamento del cervello controllato termostaticamente, innescato dalla riduzione della temperatura legata al ridotto metabolismo e dalla diminuzione del consumo di energia nel sonno non REM. Quindi, il sonno REM termina dopo che si è verificata la quantità di REM necessaria per aumentare la temperatura del cervello per avvicinarsi alla temperatura di veglia del corpo.”
Si tratta di una teoria in uno stato relativamente iniziale, ma offre spunti importanti, soprattutto negli animali. Spiegherebbe le differenze che avvengono tra le varie stagioni. Di fatto una fase di sonno REM permetterebbe agli animali di poter dormire per tanto tempo senza rischiare problemi dovuti all’abbassamento della temperatura del cervello.