L’esperienza diretta maturata nel comparto telefonia mobile insegna che raramente un utente procede alla sostituzione della batteria del proprio telefono, in considerazione del fatto che nella stragrande maggioranza dei casi il ciclo medio di vita utile del supporto supera ampiamente il tempo di permanenza di un dispositivo.
Diverso è invece il caso della batteria auto che invece va in contro ad un naturale tasso di decadimento che si accompagna, molte volte, ad una serie di sostituzioni. Il fatto che una batteria perda il suo potenziale di carica è un fenomeno naturalmente accettabile nel contesto dei supporto realizzati con le odierne tecnologie agli ioni di litio. Ad ogni modo presso Harvard un team di ricercatori ha deciso di arginare una volta per tutte il problema ponendo in essere un progetto dalle straordinarie potenzialità.
Si tratta di una batteria liquida per il quale il team di ricerca ha stimato una durata di vita utile di circa 10 anni in utilizzo continuo. Le modifiche disposte all’elettrolita interno ha di fatto consentito di realizzare un supporto più resistente al tempo. Per realizzare il progetto gli scienziati si sono serviti di acqua distillata. Si è quindi appurato che il processo garantisce l’1% di perdita nominale ogni 1000 cicli di ricarica.
Per osservare da vicino il miglioramento indotto da questo processo si pensi che nelle stesse condizioni una normale batteria Li-Ion perde tra il 6 ed il 30%. Allo stesso modo, l’utilizzo di questa nuova tecnologia apporta anche ulteriori miglioramenti in relazione all’eco-sostenibilità ed ai costi di manutenzione, ora decisamente inferiori. Di fatto la realizzazione dei supporti non prevede l’utilizzo di materiali tossici o corrosivi e quindi in caso di perdita si renderebbe necessario al massimo un semplice straccio da utilizzarsi per la pulizia dei residui.
Purtroppo, in questi come in molti altri casi, non è dato sapere quando e se tale tecnologia innovativa troverà reale applicazione a livello di mercato. Del nuovo sistema si sa solo che i ricercatori dell’Università di Harvard sono al vaglio di una serie di accordi con grosse multinazionali del settore che garantiscano una distribuzione su larga scala del prodotto.
E voi che cosa ne pensate di questa notizia? Potrebbe rivelarsi utile nei sistemi di accumulazione di energia delle vostre case o nelle vostre automobili? Quanto spesso cambiate batteria al vostro veicolo? A voi tutte le considerazioni del caso.
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