Tempeste tropicali zombie: un altro effetto dei cambiamenti climatici

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Quest’anno la stagione degli uragani atlantici è stata particolarmente prolifica e non è ancora finita. Purtroppo, oltre a doversi preoccupare della possibilità di arrivo di nuove tempeste e di nuovi uragani, la popolazione che vive nei pressi del Golfo del Messico deve stare attento anche ad altro, alle tempeste zombie.

Il termine in questione è nuovo, ma in realtà indica un fenomeno già noto, ma molto raro. Detto questo, sta diventando sempre più comune a causa dei cambiamenti climatici. Come il nome suggerisce, indica una tempesta che dopo essere considerata morta, ritorna riacquistando potenza e quindi velocità dei propri venti.

 

Le tempeste tropicali zombie

L’ultimo esempio è avvenuto settimana scorsa. La tempesta tropicale Paulette si è formata nell’Oceano Atlantico per poi muoversi vero le Bermuda dove ormai era diventata un uragano di categoria 1. Raggiunto le coste delle suddette isole ha preso ancora più velocità diventando di categoria 2.

Successivamente ha continuato il suo viaggio per altri 5 giorni e mezzo fino a consumarmi completamente. Oppure no. La tempesta sembrava ormai consumata del tutto, ma poco dopo i venti hanno ripreso velocità ed è stata nuovamente classificata come tempesta tropicale.

Come detto, il motivo riguarda i cambiamenti climatici e il surriscaldamento degli oceani. Il Golfo del Messico è particolarmente suscettibile a tutto questo per via delle sue acque relative poche profonde. A causa delle minore quantità di acqua presente rispetto all’oceano aperto, il riscaldamento è più incisivo e questo influenza proprio le tempeste come Paulette. In sostanza, la stagione degli uragani sarà sempre più intensa e ci si aspettano più fenomeni del genere, le tempeste zombie.

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