Potrebbe essere svelato il giorno in cui piombò sulla Terra l’asteroide che estinse i dinosauri

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Il colossale ritrovamento di fossili di animali e piante, può offrirci uno spaccato dei traumatici eventi che 66 milioni di anni fa, potrebbero aver condotto all’estinzione dei dinosauri. Sembra infatti che gli scienziato possano, grazie ad esso, risalire al giorno in cui un enorme asteroide colpì la Terra, schiantandosi nella zona dove si trova oggi la penisola messicana dello Yucátan.

 

Un importante ritrovamento nel Nord Dakota

Il ritrovamento dei fossili è avvenuto in una zona relativamente lontana dalla zona di impatto dell’asteroide, ovvero nel Nord Dakota. Qui gli scienziati hanno riportato ala luce resti organici quasi istantaneamente trasformati in roccia, ritrovati sotto quattro metri di sedimenti.

La scoperta si tratterebbe di una prova ineguagliabile del gigantesco impatto che spalancò le porte all’evoluzione dei mammiferi, avvenuto 66 milioni di anni fa. A seguito dell’impatto enormi incendi si propagarono attraverso le foreste per miglia e miglia dal luogo dell’impatto.

Inoltre a causa del fuoco, dello zolfo, dei violenti terremoti e dei giganteschi tsunami che seguirono l’impatto, anche le creature che vivevano a migliaia di chilometri dall’epicentro, videro eseguire la loro condanna.

Le ricerche ed i risultati relativi al ritrovamento in Nord Dakota nel sito di Bowman, sono pubblicate sul Proceedings of National Academy of Science. A realizzarle un team internazionale, composto da 12 ricercatori. Il sito è uno spaccato della vita sulla Terra al momento dell’impatto, immortalando la repentina scomparsa di un antico lago con tutti i suoi abitanti.

 

Lo schianto dell’asteroide 66 milioni di anni fa e le sue tracce nello Yucatan

Quando l’asteroide si schiantò sulla Terra, creò un gigantesco cratere le cui tracce sono oggi visibili attorno alla città si Puerto Chixulub, da cui prende il nome. Il cratere si estende sulla terra e nel mare della penisola dello Yucatan, delimitato nella parte terrestre da una serie semicircolare di cenotes e doline. Questi furono probabilmente creati dalla subsidenza delle pareti del cratere. Il semicerchio di cenotes, si ricongiunge perfettamente con le tracce di un netto semicerchio che si estende sotto la superficie marina. Il semicerchio sottomarino fu evidenziato nei dati magnetici elaborati nel 1978, dal geofisico Glen Penfield. I due semicerchi si uniscono perfettamente formando il cratere formato dall’impatto dell’asteroide.

L’impatto della meteora sulla Terra provocò eventi sconvolgenti sino a migliaia di chilometri di distanza, estendendosi fino a quello che oggi è il Nord Dakota. Entro poche ore, o anche pochi minuti, dalla collisione, le creature marine furono letteralmente lanciate nell’entroterra da tsunami e terremoti. Furono ammassate dalla violenza degli eventi in unico luogo, assieme a creature terrestri, fiori alberi ed altre piante.

Questo ammasso di viventi fu rapidamente sepolto dai detriti, come dimostra il ritrovamento al suo interno di piccole sfere di argilla e silicio vetrificato dal repentino aumento di calore. Queste sfere, note come tektiti, si formano come roccia fusa piovuta dal cielo, espulsa dall’asteroide a seguito dell’impatto. La repentina sepoltura di rocce fuse, ha permesso la straordinaria conservazione dei resti organici che oggi possiamo osservare.

Il ritrovamento del lago fossile è quindi un’istantanea delle catastrofiche conseguenze dell’impatto dell’asteroide di Chicxulub, permettendoci di comprendere meglio i drammatici eventi che portarono all’estinzione di molte specie sulla Terra.

 

Le analisi e le scoperte nel sito in Nord Dakota

A capo del team di ricerca vi è Robert A. DePalma, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Palm Beach. DePalma ricevette nel 2012 da un allevatore, il permesso di accedere al sito per 37 anni. A seguito delle sue prime scoperte DePalma decise di condividere le sue scoperte con altri ricercatori, divenuti in seguito co-autori della ricerca. Tra questi vi è Walter Alvarez, geologo dell’Università della California, colui che ha per primo proposto l’idea, decenni fa, che l’estinzione dei dinosauri fu il risultato di un enorme impatto cosmico.

Il ritrovamento effettuato dal team di DePalma comprende un’enorme quantità di fossili di rami, alberi, pesci ed altri animali. Dall’analisi dei resti fossili hanno dimostrato come le tektiti, che letteralmente piovevano nell’acqua, abbiano ostruito le branchie dei pesci soffocandoli o di come questi siano stati uccisi dalle sferzate delle onde. Questa enorme quantità d’acqua potrebbe essere stata spinta sin dal Golfo del Messico in tutto il Nord America, dalla violenza dell’impatto. Ma secondo i ricercatori potrebbe trattarsi anche della stessa acqua di laghi, fiumi mari e dei canali che li collegavano, spinta via e agitata, dalle onde d’urto del catastrofico impatto, paragonato dagli scienziati ad un terremoto di magnitudo 10 o 11.

Come ha spiegato Phillip L. Manning, paleontologo inglese, “è come se le onde d’urto avessero agitato tutte le acque come in una lavatrice. Quando poi l’onda d’urto si è dissipata, tutte le creature che vi erano all’interno sono ricadute”, formando depositi come quello trovato in Nord Dakota.

 

La prova dei traumatici eventi provocati dall’impatto

Il materiale organico trovato nel sito infatti è stato violentemente scaricato nel luogo da una grande ondata. Nel sito, la squadra ha scoperto anche un antico laghetto di acqua dolce i cui abitanti sono stati rapidamente cementati da ondate di sedimenti e detriti. Tra i fossili ritrovati vi sono lo storione e il pesce pagaia. Le squame di questi pesci sono intatte ma i loro corpi sono stati strappati e distrutti. Le carcasse dei pesce non presentavano nessun segno di decomposizione, suggerendo che furono seppellite rapidamente dai sedimenti che li hanno conservati. Pochi animali furono lasciati in vita dopo il verificarsi del cataclisma.

Le numerose tektiti, rivelatrici dell’impatto, ritrovate nelle branchie del 50% dei pesci fossili ed incluse nell’ambra nel sito di DePalma, presentano la stessa composizione chimica che avevano 66 milioni di anni fa. E questa è risultata essere la stessa di altri tektiti ritrovati, associati all’impatto di Chicxulub.

Nello strato superiore del deposito fossile i ricercatori hanno trovato un abbondanza di iridio, un metallo raro che il dott. Alvarez aveva già identificato in altri siti, collegati al devastante impatto.

L’impatto dell’asteroide di Chicxulub ed il conseguente disastro che ne è conseguito, sono spesso considerati come la causa dell’estinzione dei dinosauri. Ma secondo altri scienziati vi sarebbero stati altri fattori come eruzioni vulcaniche e cambiamenti climatici, a contribuire alla scomparsa degli ancestrali rettili giganti.

Sembra inoltre che DePalma abbia anche trovato anche i resti di numerosi dinosauri nel deposito. Questo potrebbe significare che il sito del North Dakota potrebbe rivelarsi il primo al mondo ad associare chiaramente l’impatto del meteorite con la fine dell’era dei dinosauri.

Valeria Magliani
Valeria Magliani
Instancabile giramondo, appassionata di viaggi, di scoperte e di scienza, ho iniziato l'attività di web-writer perché desideravo essere parte di quel meccanismo che diffonde curiosità e conoscenza. Dobbiamo conoscere, sapere, scoprire e viaggiare, il più possibile. Avremo così una vita migliore, in un mondo migliore.

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