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Uber: ecco l’app che consente di aggirare le restrizioni

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Uber, come in molti già sapranno, rappresenta un’azienda californiana fornitrice di soluzioni di trasporto automobilistico privato tramite applicazione mobile. Lo scopo della compagnia è fondamentalmente quello di mettere in collegamento diretto passeggeri ed autisti in decine di città di tutto il mondo. Le auto vengono prenotate utilizzando l’app o attraverso un semplice messaggio di testo, ed è inoltre possibile tenere traccia della posizione del veicolo in tempo reale.

Ad ogni modo, nell’ultimo periodo, abbiamo assistito ad una serie di vicende che hanno coinvolto la compagnia dal punto di vista legale.

Numerose sono state le polemiche sul suo bilancio, così come una serie di altri problemi che, in ultimo, hanno visto la clamorosa gaffe di Travis Klanick nei confronti di un suo driver. Oggi ritorniamo sull’argomento, portando alla vostra attenzione le rivelazioni fatte dal New York Times, il quale cita l’utilizzo di un metodo alternativo per il bypass delle restrizioni imposte ai controlli della sua attività nei vari Paesi, Italia compresa.

Il programma in questione si chiama Greyball. Si tratta di un sistema per il quale si ha avuto riscontro già due anni fa, quando venne avvistato per la prima volta a Portland (dove Uber è considerato illegale).

Greyball risponde a nome di un tool interno all’applicazione dei driver, utilizzato per individuare i clienti sospetti, facendo apparire un fantasmino al posto del veicolo pronto alla prenotazione. Uno strumento nato fondamentalmente per intercettare clienti rischiosi, una sorta di controllo a monte che non consenta di ospitare l’interessato a bordo dell’auto.

Lo strumento, nello specifico, consentiva il tag degli investigatori ed impediva l’utilizzo dell’applicazione Uber, evidenziando problemi ed abusi attraverso un sistema di profilazione utente derivante da informazioni pubbliche dai social e dati sulla carta di credito da sommarsi al volume di chiamate stabilite nei pressi degli uffici dei controllori. Una pratica fortemente criticata, in luogo dei controlli disposti nei confronti dei giornalisti.

L’azienda di San Francisco, già all’epoca, aveva spiegato che il metodo di intercettazione utilizzato serviva per il monitoraggio sulle potenziali violazioni ai termini di servizio. Un concetto che è stato ripreso nuovamente al NYT, nel cui ultimo articolo si legge:

“Il programma serve a fermare le persone che mirano a danneggiare fisicamente i conducenti, frenare i concorrenti che cercano di interrompere le nostre operazioni o gli avversari che colludono coi funzionari allo scopo di incastrare i conducenti”

UberAd ogni modo, in questo caso, è da definire il contesto. DI fatto, nei primi anni di sviluppo delle piattaforme Uber X e Uber Pop (sono la stessa cosa, cambia solo l’indicazione del nome a livello geografico) la società ha operato in situazioni di vuoto legislativo, in quanto non vi era una regolamentazione specifica in merito alle soluzioni di trasporto private. In questo contesto, Uber ha letteralmente aggredito il mercato, disponendo l’integrazione degli autisti prima di una regolamentazione che consentisse di definire i parametri.

Una situazione che in Italia ha creato una situazione disagevole nei confronti dei tassisti e le autorità dei trasporti pubblici e privati. In alcuni Paesi, inoltre, il servizio ha generato una vera e propria disputa, fatta di azioni legali, multe, sequestri di veicoli, inseguimenti e addirittura aggressioni. Molti stati americani hanno raggiunto un accordo, mentre in Italia il servizio è stato etichettato come illegale.

Un approccio che per Uber ha portato ad ingenti oneri economici. Proprio per questo, si è deciso di introdurre Grayball. In tal caso è meno probabile incorrere in incontri indesiderati con funzionari del’ordine pubblico e controllori. Una soluzione utile in tutte quelle zone in cui l’utilizzo del servizio è stato bandito. Un programma che è stato utilizzato e che rappresenta l’ennesimo problema per una società che ha ancora molto da definire sulla sua policy.

Voi che cosa ne pensate al riguardo? Esprimetevi utilizzando l’apposito box dei commenti.

LEGGI ANCHE: ‘Uber ci ha rubato documenti’ – Clamorosa accusa di Google

Federica Vitale
Federica Vitalehttps://federicavitale.com
Ho studiato Shakespeare all'Università e mi ritrovo a scrivere di tecnologia, smartphone, robot e accessori hi-tech da anni! La SEO? Per me è maschile, ma la rispetto ugualmente. Quando si suol dire "Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere" (Amleto, l'atto indovinatelo voi!)

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