La SLA (sclerosi laterale amiotrofica) è una malattia neurodegenerativa progressiva che attacca i motoneuroni e porta alla paralisi dei muscoli volontari, compresi quelli respiratori. Conseguentemente, i pazienti che ne sono affetti perdono la capacità di parlare e, fino ad oggi, riuscivano a comunicare soltanto tramite un apposito dispositivo da utilizzare con il movimento degli occhi. Negli ultimi giorni, tuttavia, le cose sembrano essere cambiate grazie a un sensore indossabile.
Il sensore indossabile che può rappresentare un punto di svolta
Un gruppo di ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology) ha progettato un dispositivo elastico, dalla consistenza simile alla pelle, che può essere fissato al viso del paziente e può rilevare leggeri movimenti, come uno spasmo o un sorriso. Usando questo approccio, i pazienti saranno in grado comunicare una varietà di sentimenti e necessità tramite lievi movimenti che il dispositivo percepisce e interpreta. Lo studio è stato pubblicato su Nature Biomedical Engineering.
Il sensore indossabile è sottile e può essere mimetizzato con il trucco per adattarsi a qualsiasi tonalità di pelle, il che lo rende discreto e tollerabile. Canan Dagdeviren, docente di Arti e Scienze multimediali al Massachusetts Institute of Technology e leader del team di ricerca, spiega che il dispositivo è confortevole, leggero, monouso e assolutamente invisibile, liberando così il paziente da un grande disagio.
Il sensore invia le informazioni che riesce ad ottenere a un’unità di elaborazione portatile, che le analizza mediante un algoritmo programmato per riconoscere i movimenti del viso. Nel prototipo attuale, questa unità è collegata via cavo al sensore, ma in futuro la connessione potrebbe essere senza fili per una maggior comodità e facilità d’uso.
I ricercatori hanno testato la prima versione del loro dispositivo su due pazienti affetti da SLA, un uomo e una donna, dimostrando che può riconoscere con precisione tre diverse espressioni: broncio, bocca aperta e sorriso. Gli studiosi affermano che, a partire dai movimenti facciali riconosciuti, sarà possibile creare un insieme di frasi o parole personalizzabili poiché associate a diverse combinazioni di movimenti. Questo comporterebbe una maggior autonomia per il malato, almeno per quanto riguarda la capacità di espressione.
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