Il diabete è una malattia comune che colpisce circa 400 milioni di persone in tutto il mondo. Tuttavia oltre la metà di questi non sembra essere ancora diagnosticata. Attualmente per diagnosticare questa malattia esistono solo dei test invasivi che prelevano dei campioni di sangue, attraverso dei prelievi sulle dita. Uno studio ha rilevato invece un nuovo test che diagnostica il diabete esaminando la saliva del paziente; un metodo sicuramente meno invasivo, rispetto a quelli usati attualmente, per diagnosticare precocemente questa malattia.
Il lavoro è stato condotto da Matthew Baker, ricercatore all’Università di Strathclyde, Glasgow, in collaborazione con l’Università Federale di Uberlandia, l’Università di Vale do Paraíba e l’Università di Saskatchewan.
“La saliva riflette diverse funzioni fisiologiche del corpo, come quelle emotive, ormonali, nutrizionali e metaboliche, e quindi i suoi biomarcatori potrebbero essere un’alternativa al sangue per una diagnosi e un monitoraggio precoci”, ha spiegato Baker. Continuando lo scienziato ha ribadito che questo esame è totalmente innocuo e richiede una manipolazione inferiore rispetto la semplice analisi del sangue.
Diabete, il Covid-19 può essere più pericoloso per i pazienti malati?
La ricerca legata al Covid-19 ha rilevato come i pazienti già affetti dal diabete, possano avere un aumento delle complicazioni da Coronavirus. Per testare l’utilità della saliva sono stati analizzati campioni di ratti diabetici e non.
I campioni sono stati analizzati con la spettroscopia a infrarossi; una tecnica che differenzia le molecole e le identifica in base al loro assorbimento, senza usare altri reagenti costosi. Questa tecnica è utilizzata anche per rilevare determinati tumori cerebrali.
Il team ha identificato due biomarcatori strettamente correlati alla glicemia e in grado di distinguere la malattia da un caso normale. I due marcatori sono stati utilizzati per distinguere le cavie malate con una precisione del 92,5%.
Sebbene questo studio sia ancora in fase di sperimentazione e non sia ancora stato testato sull’uomo, questo nuovo metodo potrebbe portare ad un approccio meno invasivo per il monitoraggio del diabete nei pazienti di tipo 1 e di tipo 2.