Uno studio recentemente pubblicato sul Proceedings of the National Academy of Sciences, fornisce la prova che esiste un codice universale della monogamia, nella genetica di tutti i vertebrati.
Un codice genetico universale della monogamia
Questo codice transcriptomico universale, si ritrova in molecole comuni ad anfibi, pesci, uccelli e mammiferi, anche se la monogamia si è evoluta indipendentemente in ciascuno di essi.
Da tempo gli scienziati sono a conoscenza del fatto che la monogamia sia diffusa nel regno animale, ma questo studio, unico nel suo genere, è il primo a fornire risposte su basi neurali e molecolari. Gli scienziati credono infatti che ci sia una base genetica per la monogamia, in alcune specie.
Come ha infatti affermato Hans Hofmann, coautore dello studio e professore di biologia integrativa presso l’Università del Texas: “abbiamo trovato prove a supporto della nostra ipotesi che, riguardo il fatto che le specie monogame condividano un codice di espressione genica nel proencefalo e nel mesencefalo. Questo suggerisce che potrebbe esserci un comune codice universale della monogamia, anche se molte altre specie monogame e non, dovranno essere esaminate per esserne certi”.
Gli studi sono stati condotti su 5 specie diverse
Nella ricerca Hofmann ed i suoi colleghi hanno condotto degli esami sui tessuti del proencefalo e del mesencefalo di individui maschi in età riproduttiva, di diverse specie, monogame e non monogame.
Tra gli animali monogami esaminati vi sono topi cervo, rane dendrobattidi, pesci ciclidi, arvicole e passeriformi.
Che cos’è la monogamia
Per comprendere bene lo studio è importante comprendere quali sono i criteri che gli scienziati hanno utilizzato per definire la monogamia ed identificare le specie monogame.
Hanno infatti considerato una specie monogama se rispondeva a tre criteri precisi: un maschio e una femmina formano un legame di coppia, entrambi i genitori partecipano alla cura della prole, ed entrambi i genitori si impegnano nella difesa dei cuccioli in caso di pericolo. La monogamia infatti non implica il rapporto esclusivistico della coppia. Gli accoppiamenti “extraconiugali” infatti, si verificano molto spesso e regolarmente in tutte le specie, incluso l’Homo sapiens.
Un gruppo di 24 geni rappresenta il codice universale
I ricercatori hanno individuato un gruppo di 24 geni, negli individui maschi monogami, che sono possibili candidati per essere il codice genetico della monogamia. Si tratta geni legati allo sviluppo neurale, all’attività sinaptica, all’apprendimento, alla funzione cognitiva e alla memoria.
Gli studiosi hanno notato che questi geni sono regolati in modo analogo nelle 5 specie esaminate. Erano infatti collettivamente, più o meno espressi nel cervello degli individui monogami, rispetto a quello dei non monogami.
L’evoluzione del comportamento
Il motivo per cui i geni alla base della monogamia, siano legati a funzione come memoria, apprendimento e attività sinaptica, per ora consiste solo in alcune ipotesi.
Hofmann suggerisce che per formare una coppia e prendersi cura della prole, possa essere necessario un cambiamento nel processo cognitivo alla base del comportamento sociale. È probabile che riconoscere un compagno col quale formare una coppia duratura e valida, potrebbe richiedere processi coinvolti nella plasticità neurale e sinaptica, nella memoria e nell’apprendimento.
Inoltre, è probabile che proprio come avviene per gli uccelli e i roditori monogami, questi geni siano espressi anche nel nostro cervello. Comprendere quindi come questi processi biologici si siano evoluti nelle diverse specie, possiamo apprendere di più sulla nostra specie e sulla monogamia nell’essere umano.
Come afferma Hofmann, “questo lavoro ci ricorda che anche noi umani siamo il prodotto dell’evoluzione. Ciò significa che, così come il nostro corpo, anche il nostro comportamento, ha una sua storia evolutiva”.