Recensione The Unliving: l’action RPG in cui sarete i cattivi

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The Unliving è indubbiamente un titolo controverso, non tanto per l’aspetto esperienziale e videoludico, quanto per lo spingere l’utente nella rarissima interpretazione del ruolo del “cattivo”. Scopriamolo da vicino nella nostra recensione completa.

 

Trama e Grafica

Vi siete stancati dei classici titoli in cui vi ritrovate a vestire i panni dei buoni, pronti a tutto pur di difendere le proprie terre? in The Unliving vi ritroverete esattamente dall’altra parte della barricata, nel corso dell’esperienza impersonerete un negromante, ovvero un individuo in grado di risvegliare i morti, pericolosissimo, tanto pericoloso da essersi inimicato la divinità della luce (quello che comunemente definiremmo Dio).

L’avventura ha inizio con il personaggio che si risveglia sulla Terra, con una fortissima amnesia (e quindi poteri ridotti), accerchiato da contadini pronti ad ucciderlo. Senza fare spoiler troppo grandi, gli abitanti riescono nel proprio intento, ma il negromante vuole mettere in atto la propria vendetta. Inizierà quindi un viaggio che lo porterà a guadagnare nuovamente i propri poteri, fino al raggiungimento dell’obiettivo ultimo.

Graficamente il titolo, disponibile per PC via Steam, presenta un pixel art perfettamente realizzato. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla qualità delle rappresentazioni, con lo stile cupo e dark, che ci saremmo aspettati data proprio la storia che alberga alle spalle dell’avventura. La conta poligonale è più che sufficiente, le texture abbastanza definite, e la gamma cromatica sfruttata alla perfezione, con una forte propensione a creare il giusto effettivo wow con la contrapposizione cromatica. Nella nostra prova non abbiamo notato rallentamenti o cali di frame rate, The Unliving è localizzato in lingua inglese, il comparto audio è sufficiente, la colonna sonora non eccelle, non riuscendo comunque ad impreziosire l’esperienza complessiva.

 

Meccaniche di gioco e Gameplay

Il titolo è a tutti gli effetti un action GDR, nel corso del quale il nostro obiettivo è di creare un’orda di non-morti pronta ad invadere la Terra, uccidendo chiunque si pari davanti. Ad affiancare il negromante troveremo due figure molto importanti: Tenente (un guerriero che cerca vendetta, al quale affidarsi per il potenziamento degli incantesimi) e Maijra (donna misteriosa che permetterà di potenziare il personaggio). A questi si aggiunge anche il Filatterio, una vera e propria guida “spirituale” che ci accompagnerà in tutta l’avventura, raccontando anche i dettagli passati del singolo personaggio.

L’esperienza in sé affonda le radici negli stereotipi del genere, gli scenari sono generati casualmente, con variazioni sui nemici (che una volta sconfitti esplodono con un effetto ottico molto piacevole), bottini e potenziamenti, creando la giusta aleatorietà nel gaming vero e proprio. La nostra natura di negromante porta ad una abilità unica, ovvero la rigenerazione (a nostro favore) dei nemici uccisi, i quali appunto si schiereranno in un secondo momento al nostro fianco. Il metodo di combattimento si appoggia anche sul sacrificio, il cosiddetto effetto kamikaze che spinge il negromante a sacrificare i combattenti, con effetti nell’immediato differenti (in relazione all’unità effettivamente scelta, e potenziabili). La progressione del personaggio è molto buona, con potenziamenti mirati nelle abilità e negli incantesimi, come anche in alcune armi. I nemici sono sufficientemente vari e caratterizzati, presentano a loro volta tratti distintivi e particolarità uniche, come velocità, potenza, dimensioni o tipologie d’attacco.

 

The Unliving: conclusioni

In conclusione The Unliving è un buonissimo roguelite, un action GDR in pixel art che riesce ad estrapolare il meglio dal genere, mettendolo a disposizione di tutti i giocatori. La longevità è discreta, la possiamo ritenere allineata con le aspettative, innalzando il livello di difficoltà, e spingendo fortemente in sessioni di trial&error da ripetere continuamente per la buona riuscita dell’avventura (senza mai essere frustrante).

I suoi punti deboli sono forse legati alla narrazione, oltre che essere solo in lingua inglese, non presenta la giusta caratterizzazione e profondità, affiancata da una colonna sonora generalmente migliorabile.

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