Xbox Game Pass potrebbe “danneggiare le vendite”, questo è quanto emerge da una recente dichiarazione di Dino Patti, autore di Sommerville, pubblicato sulla piattaforma di streaming di Microsoft lo scorso anno, ed incluso nel servizio sin dal day one.
Il modello di abbonamento offerto dal Game Pass rappresenta il valore aggiunto su cui i piccoli sviluppatori possono fare affidamento, una piattaforma a cui hanno libero accesso quotidiano milioni di consumatori, pronti a provare anche titoli che altrimenti non avrebbero mai nemmeno calcolato. Il discorso non risiede tanto nella bontà della formula, quanto nell’effettivo guadagno che la stessa può portare alle vendite tradizionali dei titoli effettivamente inclusi.
Xbox Game Pass, cosa ne pensa Patti
Lo sviluppatore di Sommerville, infatti, sostiene di aver raggiunto e concluso un “buon accordo con Microsoft”, in termini monetari di approdo del titolo sulla piattaforma, ma che allo stesso tempo abbia potuto anche danneggiare le vendite effettive. La sua idea è più vicina al modello tradizionale, nel quale il titolo viene venduto ad un prezzo, ma non vengono spillati altri soldi ai consumatori con DLC a pagamento, o in strutture free-to-play.
Il problema è proprio “che tante persone avviano il gioco, lo provano per un breve periodo, ma non investono denaro nello stesso”, tutto ciò porta gli sviluppatori di titoli pubblicati sul Game Pass, a guadagnare solamente dall’accordo stipulato con Microsoft, e non più su base variabile in relazione alle vendite. La stessa filosofia di pensiero la si può estrapolare dai documenti emersi nella discussione della CMA in Regno Unito, dove la stessa Microsoft ha ammesso che il Game Pass limita di molto le vendite tradizionali dei titoli inclusi nello stesso.