Nell’ultimo periodo, che è seguitato alla presentazione ed alla commercializzazione delle nuove unità mobile top di gamma Apple, parlare di iPhone X pare sia diventata ormai una consuetudine, tanto nel contesto della nuova idea di design corrisposta alle unità OLED Screen tanto per quanto concerne le scelte implementative fatte in via esclusiva per il nuovo sistema di riconoscimento facciale tridimensionale Face ID basato su TrueDepth Cam IA.
Una nuova notizia giunta direttamente dalla famiglia Sherwani di New York (località Staten Island) si correla a quanto appreso nel corso di questi mesi a proposito dell’affidabilità solo presunta dei sistemi di Facial Recognition made in Apple, per i quali si è indicato un funzionamento ad ampio raggio e la promessa di un sistema il cui margine di errore è infinitesimalmente più ristretto rispetto alla controparte Touch ID adottata quest’anno a bordo delle unità parallele iPhone 8 ed iPhone 8 Plus, che in luogo dell’inaffidabilità di dette soluzioni potrebbero verosimilmente ristabilire le sorti di un mercato in forte contrazione.
La vicenda che ha coinvolto la famiglia newyorkese, in particolare, getta ancora in cattiva luce una società che ha promesso di rivoluzionare seriamente un intero comparto proponendo l’avvenire di un decennale impeccabile e pronto a ribaltare le sorti di un mercato stantio. Ma quando il giovane Ammar ha preso in mano il telefono guardando dritto l’obiettivo della TrueDepth Camera la situazione è stata subito chiara: unlock diretto e guai in casa Apple. Come è potuto succedere?In questo caso, contrariamente al caso dei gemelli, non vi è affinità monozigote che consenta effettivamente di bypassare le limitazioni imposte dalla tecnologia. E allora com’è stato possibile che lo sblocco del device sia stato così semplice per il bambino? In questo caso, la risposta deve venire direttamente da Apple, la quale non si è ancora pronunciata al riguardo limitandosi a fornire invece le sue linee guida generali, poste quali alert per un utilizzo consapevole dei nuovi sistemi e sulle sue limitazioni.
Non si tratta certo del primo caso documentato in cui è stato possibile prevedere lo sblocco diretto delle funzioni di terminale, ma la famiglia, come del resto tutta la comunità tecnologica, si dice allarmata dai potenziali risvolti negativi derivanti da un utilizzo improprio dei dati da parte dei figli. In questa situazione, di fatto, il problema della privacy assume letteralmente un volto del tutto nuovo e non è inverosimile pensare che i figli possano letteralmente spiare l’operato dei propri genitori con una certa disinvoltura.
Il ragazzo, in particolare, ha cercato di replicare l’unlock in una variabilità di situazione differenti, riuscendo sempre e comunque a garantirsi l’accesso incondizionato ad iPhone X. Il padre del ragazzino, voluto intervenire direttamente nella vicenda, ha riferito che l’unico modo per tutelarsi è quello di provare a fare sbloccare lo smartphone da tutti i membri della famiglia individualmente, al fine di delineare un profilo ben preciso del funzionamento del terminale e quindi la possibilità di uno sblocco indesiderato.
Si tratta di una situazione decisamente improponibile nel contesto del mobile communication, in cui la sicurezza non può certo essere lasciata al caso. E voi che cosa ne pensate al riguardo? Avete già avuto modo di provare iPhone X? Sapevate che è sufficiente una maschera 3D per accedere a tutti i vostri dati? Fateci conoscere pure la vostra personale opinione al riguardo.