Android: svelato il raggiro delle pubblicità su molte app e siti web

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Secondo alcune indagini, sarebbe teoricamente possibile che una pagina web, o addirittura un’app, ponga in atto modifiche tali da agire sul nostro cellulare potenzialmente scaricando la batteria. Diverse reti pubblicitarie hanno messo in atto un raggiro simile, che consente di nascondere pubblicità dietro i banner pubblicitari tradizionalmente presenti in alcune app Android, in modo che l’utente non possa accorgersi di nulla.

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L’indagine di BuzzFeed

Secondo BuzzFeed, non è colpa degli sviluppatori di app, i quali si sono mostrati in realtà sorpresi quando un’ondata di lamentele è piombata su di loro perché le loro appstancavano” le batterie dei loro dispositivi e “mangiavano” più dati di quanto previsto. Invece, pare che le reti pubblicitarie su cui si erano appoggiati siano state dirottate da truffatori dall’interno dell’azienda stessa.

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Il portale BuzzFeed ha tra l’altro tracciato gli annunci pubblicitari risalendo ad una società chiamata OutStream Media, sussidiaria di una certa Aniview, che afferma di gestire una piattaforma self-service e perciò con ben poche responsabilità in merito, anche se secondo BuzzFeed, Aniview darebbe l’idea di un’azienda “di comodo“.

 

Ma in che modo avvengono questi raggiri?

La truffa non è solo a scapito degli utenti Android, ma danneggia ovviamente anche l’immagine delle reti pubblicitarie, poiché i truffatori acquistano spot pubblicitari a basso costo e li riempiono di costosi annunci video, approfittando dell’inconsapevolezza degli utenti e soprattutto delle aziende pubblicitarie stesse.

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La tecnica è messa in atto attraverso una elaborata forma di “stacking pubblicitario”, una sorta di “riempimentoincontrollato dell’app o del sito web di annunci pubblicitari (anche se a quanto pare i truffatori possono impilare o includere altri tipi di annunci anche senza ricorrere allo strumento video). Inoltre, le aziende frodate sono particolarmente allarmate e fanno sapere che questo tipo di frodi pubblicitarie sono costate “decine di milioni di dollari”, somme che sono servite principalmente a tentare di rimuovere questi annunci “abusivi“.

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