All’Università di Cambridge hanno deciso di portare avanti un esperimento tecnologico alquanto particolare. Sostanzialmente sono riusciti ad alimentare un computer, o nello specifico un microprocessore, per una durata di più di sei mesi grazie all’uso di sole alghe. Si parla di cianobatteri e di sciami aleatori di energia catturati e imbrigliati.
Apparentemente questo studio mette sul piatto l’uso di alghe come fonte di energia, ovviamente con qualche riserva e non tanto per alimentare dei computer. La capacità è quella di sfruttare tali elementi come se fossero delle celle solari e al tempo stesso una batteria biologica vivente. Esplorando meglio tale sistema si potrebbero creare sistemi efficienti per alimentare piccoli dispositivi solo con l’uso delle luce e di materiale vegetale.
Computer e alghe
Le parole dei ricercatori: “La crescente Internet delle cose ha bisogno di una quantità crescente di energia e pensiamo che questo dovrà provenire da sistemi in grado di generare energia, piuttosto che semplicemente immagazzinarla come batterie. Il nostro dispositivo fotosintetico non si esaurisce come una batteria perché utilizza continuamente la luce come fonte di energia. Siamo rimasti colpiti dal modo in cui il sistema ha funzionato in modo coerente per un lungo periodo di tempo: abbiamo pensato che si sarebbe fermato dopo alcune settimane, ma ha continuato a funzionare.”
Il sistema in sé è formato da un filo di lana di alluminio, semplice e poco inquinante, come anodo e un nucleo vivente di alghe, la Synechocystis. Il risultato in laboratorio è stato produrre quattro microwatt per centimetro quadrato, abbastanza appunto per un microprocessore. Per un computer come lo si intende normalmente ne servono molte di più, ma ci si può lavorare.