I dubbi percepiti sull’uso della vitamina D come medicinale piuttosto che come nutriente contro il Covid-19, sta mettendo in difficoltà e a rischio la salute di molti anziani nelle case di cura in Inghilterra. Per questo motivo sono state richieste nuove linee guida sulla vitamina.
La principale fonte di vitamina D è l’esposizione alla luce solare, i cui livelli precipitano durante l’inverno in molti paesi dell’emisfero settentrionale. Con poche importanti fonti di cibo, è difficile ottenere abbastanza vitamina D dalla sola dieta e la carenza nelle case di cura è diffusa in molte parti del mondo.
Covid-19, nuove linee guida faranno chiarezza sull’uso della vitamina D
La vitamina D è essenziale per una buona salute delle ossa e si ritiene che abbia un ruolo nell’immunità, nella salute cardiovascolare, nelle condizioni neurologiche, nelle infezioni respiratorie, nella funzione polmonare e nel cancro. Più recentemente, è stato collegato alla suscettibilità e alla gravità del Covid-19.
Le persone che non trascorrono molto tempo all’aria aperta, come per esempio gli anziani, o chi si copre la pelle o che ha una tonalità di pelle più scura, hanno maggior rischio di carenza di vitamina D. Gli integratori di questa vitamina erano già raccomandati per gli anziani da oltre 30 anni, ma dal 2016 l’uso è esteso per tutta la popolazione durante i mesi invernali.
Organismi nazionali di tutto il mondo hanno emesso raccomandazioni simili per i residenti in case di cura. Nel tentativo di comprendere meglio il pensiero e la pratica sull’uso della vitamina D, i ricercatori hanno condotto interviste semi-strutturate con 13 persone coinvolte nell’assistenza residenziale per anziani in due diverse aree del sud-est dell’Inghilterra.
I partecipanti includevano 4 medici di famiglia, 4 gestori di case di cura, un dietologo, uno specialista in cadute, 2 dirigenti della salute pubblica e un medico senior in assistenza agli anziani. Nessuno era a conoscenza di una casa di cura che prescriveva regolarmente integratori di vitamina D ai suoi residenti. E sebbene gli integratori di vitamina D siano regolamentati come alimenti, sono comunque considerati medicinali.
C’era una considerevole ambiguità su chi dovesse fornire e sostenere il costo di questi supplementi, anche se la maggior parte riteneva che questa fosse una responsabilità dei medici di base in quanto prescrittori.
Percepirla come nutriente oltre che come medicinale
La guida dell’NHS sconsiglia la prescrizione di routine di vitamina D perché gli integratori possono essere acquistati facilmente ed a buon mercato da banco. Nessuno degli intervistati sembrava avere familiarità con la raccomandazione che tutti gli anziani dovrebbero ricevere integratori di vitamina D senza la necessità di un esame del sangue di conferma.
La pandemia da Covid-19 ha portato le condizioni nelle case di cura agli occhi del pubblico. Mentre le pratiche nelle case di cura sono sotto i riflettori, c’è urgente bisogno di agire per garantire che le raccomandazioni sulla vitamina D possano essere applicate. È necessario un cambio di paradigma affinché la vitamina D sia intesa come un nutriente oltre che come un medicinale.
Questa ricerca sottolinea il ruolo della vitamina D nella salute e suggerisce che può aiutare a ridurre il rischio di infezione da Covid-19 e alleviare la gravità dei sintomi, in particolare tra quelli a più alto rischio.
Sappiamo anche che un livello adeguato di vitamina D è la chiave per il mantenimento di una buona salute generale. Questo significa fornire una quantità sufficiente di vitamina D attraverso la sola luce solare con integratori di vitamina D durante tutto l’anno. Ciò include i residenti delle case di cura e alcuni gruppi di minoranze etniche.