Succede in Siberia. Uno sversamento di 20 mila tonnellate tra diesel e lubrificanti nel fiume Ambarnaya, un incidente che è partito vicino Norilsk. È bastata la fuoriuscita da una singola cisterna per creare un danno ecologico di proporzioni enormi tanto che lo stesso presidente russo, Vladimir Putin, ha dichiarato lo stato di emergenza.
La suddetta cisterna è collassata presso la centrale elettrica che fornisce corrente alla vicina città. Il colore di questi materiale ha finito per tingere di rosso un enorme fetta di fiume, uno scenario da brividi che però non batte il record di un precedente incidente, ma abbastanza per essere dichiarato il secondo più grave incidente nella storia moderna del paese ai confini con l’Europa.
Un nuovo disastro ambientale
La risposta di Putin alle richieste della regione in cui è avvenuto lo sversamento: “Accetto la vostra proposta di decretare lo stato di emergenza a livello federale. Bisogna prendere rapidamente delle iniziative per recuperare i prodotti petroliferi che inquinano l’ambiente”.
Non ci si stupisce che Putin si sia mosso così in fretta di fronte a un emergenza del genere. Sebbene non sia esattamente concorde nel dire che il cambiamento climatico è colpa dell’uomo, sa che ci sono in atto dei fenomeni che stanno cambiando il clima. In sostanza, ha un occhio di attenzione per questo genere di tematiche, di più di molti altri governi in giro per il mondo.
Un altro aspetto che fa rabbrividire di questa storia però, è il ritardo con cui i vertici del governo russo sono venuti a conoscenza di tutto. Il disastro sembra che sia stato tenuto nascosto i primi giorni; è avvenuto il 29 maggio, ma la società che gestisce la centrale non ha comunicato subito il tutto.