Foto di Bruno Nascimento su Unsplash
Un nuovo studio scientifico lancia un messaggio di speranza nella lotta contro l’Alzheimer: l’esercizio fisico regolare potrebbe aiutare il cervello a combattere la malattia riprogrammando le cellule danneggiate. La scoperta potrebbe aprire nuove strade non farmacologiche nella prevenzione e nella gestione dei disturbi neurodegenerativi.
I ricercatori hanno osservato che nei soggetti affetti da Alzheimer che praticano attività fisica, alcune cellule cerebrali mostrano segnali di “riattivazione” o, più precisamente, di riprogrammazione. In pratica, l’esercizio sembra innescare processi cellulari che aiutano il cervello a reagire alle alterazioni provocate dalla malattia.
Il meccanismo è ancora oggetto di studio, ma pare che l’attività fisica favorisca un ambiente cerebrale più sano, stimolando la produzione di fattori neurotrofici — sostanze che supportano la sopravvivenza e la rigenerazione dei neuroni — e modulando l’infiammazione, spesso presente nei cervelli colpiti da Alzheimer.
Inoltre, l’esercizio aerobico regolare sembra migliorare la comunicazione tra le cellule nervose, rafforzando le sinapsi e aiutando il cervello a mantenere una migliore plasticità. Questo potrebbe spiegare perché molte persone fisicamente attive mantengano più a lungo le funzioni cognitive, anche in presenza di segni iniziali della malattia.
Lo studio ha anche evidenziato che i benefici sono tanto maggiori quanto più l’attività fisica viene mantenuta nel tempo. Camminare a passo svelto, andare in bicicletta, nuotare o ballare: tutte attività efficaci per stimolare il cervello e proteggerlo dagli effetti degenerativi.
Gli scienziati sottolineano che l’esercizio fisico non è una cura miracolosa, ma può rappresentare un’importante forma di prevenzione e supporto. Integrato in uno stile di vita sano e in eventuali terapie, può contribuire a rallentare la progressione della malattia e a migliorare la qualità della vita.
Questi risultati rafforzano l’idea che il cervello sia un organo dinamico, capace di rispondere positivamente agli stimoli, anche in condizioni di malattia. L’idea che il movimento possa “riparare” o almeno adattare il cervello è un cambiamento di paradigma nella comprensione dell’Alzheimer.
In conclusione, muoversi fa bene non solo al corpo, ma anche alla mente. E ora la scienza conferma che può persino aiutare il cervello a contrastare una delle malattie più temute del nostro tempo. Un motivo in più per alzarsi dal divano e cominciare a camminare.
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