Secondo una ricerca dell’Università del Kent, chi crede in un sistema corrotto è più probabile che legittimi l’attività degli hacker a spese di un’organizzazione. Gli individui hanno maggiori probabilità di provare rabbia quando credono che i sistemi o le autorità abbiano trascurato di perseguire la giustizia per loro conto o hanno negato le loro richieste. Quindi qualora questi sistemi o autorità fossero vittime di hacking, le persone sarebbero più propense a legittimare le azioni degli hacker nei loro confronti come un modo per manifestare la propria rabbia.
In un mondo dove la nostra vita sociale è ormai profondamente delineata dalla rete web, e le organizzazioni sono sempre più a rischio di violazione di sicurezza, le persone percepiscono gli hacker come dei giustizieri informatici. La ricerca, che ha sottolineato questa linea di pensiero, è stata condotta da studenti universitari e partecipanti al sondaggio accademico Prolific Academic.
Vendicarsi contro il sistema
Ai partecipanti sono stati presentati scenari fittizi di trattamento ingiusto da parte delle autorità, con denunce respinte o perseguite, prima che gli fosse detto che gli hacker avevano deturpato i siti web delle autorità. Ai partecipanti è stato quindi chiesto di indicare quanto fossero in disaccordo o d’accordo con le azioni degli hacker. Questi hacker sono stati prevalentemente supportati dai partecipanti che li percepivano come un modo per “vendicarsi” dei sistemi che non ascoltano le loro richieste.
Dunque gli individui che percepiscono un sistema come ingiusto, sono motivati a partecipare alla protesta politica e all’azione collettiva per promuovere il cambiamento sociale. Tuttavia, se credono di non aver voce, tenderanno a legittimare gruppi e individui che interrompono il sistema per loro conto. Sebbene questo studio abbia esplorato i sentimenti di rabbia degli individui, c’è sicuramente altro da analizzare in quest’area di ricerca come ad esempio le differenze di ciò che spinge alcuni individui a sostenere forme di hacking umoristiche e relativamente innocue e altre più serie e pericolose.
Foto di Pete Linforth da Pixabay