Durante varie spedizioni nell’Artico, gli scienziati hanno raccolto misurazioni per 12 mesi in totale, analizzando come lo scioglimento del ghiaccio dovuto al riscaldamento globale sta influenzando l’atmosfera, e non positivamente. I ricercatori hanno scoperto che i vapori atmosferici, le particelle e la formazione delle nuvole hanno chiare differenze all’interno dei vari ambienti artici. Lo studio chiarisce come il riscaldamento dell’Artico e la perdita di ghiaccio marino rafforzano i processi in cui vengono emessi nell’atmosfera diversi vapori. L’assottigliamento del ghiaccio marino consente più emissioni di iodio mentre acque aperte più ampie consentono più emissioni di vapori contenenti zolfo.
I ricercatori hanno condotto misurazioni nel nord della Groenlandia presso la stazione di ricerca Villum ed in quella di Ny-Ålesund per 6 mesi in ciascuna stazione. Sebbene entrambi i siti si trovino a latitudini simili, a circa 1000 km a sud del Polo Nord, i loro ambienti sono molto diversi. La stazione di Villum è circondata dal ghiaccio marino tutto l’anno, mentre le calde correnti marine fanno sì che il mare intorno a Ny-Ålesund rimanga aperto. Ma cosa hanno scoperto?
Concentrazioni più elevate di vapori producono una maggiore quantità di particelle. Questo d’altra parte porterà a più nuvole, che possono, a seconda della stagione e del luogo, rallentare o accelerare il riscaldamento dell’Artico. La conoscenza dettagliata di questi processi è fondamentale per comprendere le conseguenze del riscaldamento globale.
“Le nostre osservazioni stanno contribuendo a una maggiore comprensione di ciò che accade nell’atmosfera artica a causa del riscaldamento. In generale, le particelle atmosferiche e le nuvole svolgono un ruolo importante nella regolazione della temperatura dell’atmosfera e qualsiasi comportamento mutevole di queste ha conseguenze sul riscaldamento dell’Artico. Aree artiche sono particolarmente sensibili ai cambiamenti di nuvolosità e albedo”, afferma Lisa Beck, principale autrice dello studio.
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