Un nuovo studio internazionale pubblicato su Nature ha acceso i riflettori su una delle domande più affascinanti della biologia: quando e come sono comparse le cellule complesse? La risposta potrebbe arrivare da strani microbi trovati in alcune zone umide della Cina, organismi che potrebbero rappresentare un ponte diretto con gli antenati di piante, animali e esseri umani.
Un tuffo nel passato con gli archaea di Asgard
Nel 2015, durante una perforazione nel fondo dell’Oceano Atlantico, furono individuati per la prima volta gli archaea di Asgard, un gruppo di microorganismi con caratteristiche genetiche sorprendenti. Alcuni dei loro geni, infatti, erano simili a quelli delle cellule eucariotiche – le cellule complesse che costituiscono ogni forma di vita pluricellulare.
Oggi, grazie a nuove analisi genetiche su campioni raccolti in 14 paludi costiere cinesi, i ricercatori hanno identificato ben 223 nuovi tipi di archaea di Asgard, suddivisi in 16 sottogruppi finora sconosciuti. Un vero e proprio tesoro biologico, custodito nel fango.
La chiave dell’evoluzione: ossigeno e simbiosi
L’aspetto più sorprendente dello studio riguarda il ruolo cruciale dell’ossigeno atmosferico nell’evoluzione di queste cellule. Secondo gli scienziati, la crescente presenza di ossigeno sulla Terra – iniziata circa 2,5 miliardi di anni fa – avrebbe favorito una simbiosi tra organismi primitivi, portando alla fusione che ha dato origine alle cellule eucariotiche.
“Questa relazione simbiotica si è rafforzata nel tempo, fino a diventare indivisibile”, spiega Hongpo Dong, ricercatore dell’East China Normal University.
Un nuovo albero genealogico per la vita
I dati genetici raccolti permettono oggi di ridisegnare le tappe evolutive. L’antenato comune degli archaea di Asgard risalirebbe a un periodo compreso tra 3,72 e 3,06 miliardi di anni fa, mentre gli Heimdallarchaeia – finora ritenuti i diretti antenati degli eucarioti – sarebbero comparsi più tardi, tra 3,12 e 2,26 miliardi di anni fa.
Questo significa che eucarioti e Heimdallarchaeia sono “gruppi fratelli”, e non l’uno derivato dall’altro. Un dettaglio che cambia radicalmente la nostra comprensione dell’albero della vita.
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