Da diverse settimane si parla della necessità di una terza dose, una dose richiamo per potenziare e allungare l’effetto dei vaccini. Tra le case farmaceutiche che più si sono esposte in tal senso c’è Pfizer. Lo stesso CEO della compagnie dichiarato la possibilità che ad un certo punto ci sarà bisogno proprio di un terzo passaggio.
I dati ricavati dai primi vaccinati e dai volontari della sperimentazione sono alquanto promettenti. I sei mesi sono passati senza problemi e non è stata vista una diminuzione degli anticorpi nei campioni di sangue. Questo piccolo successo sta permettendo di ipotizzare che la terza dose potrebbe servire solo a partire tra un anno. Ci sono anche altri dati che suggeriscono questo scenario.
Pfizer: per la terza dose non c’è fretta
Come già detto, l’alto tasso di protezione riportato a sei mesi e l’immunogenicità permettono di ipotizzare una protezione a lungo termine e questo vale anche per le varianti del coronavirus finora individuate. Un altro aspetto che rende i vaccini come quello di Pfizer assolutamente necessari è il fatto che riescono quasi ad azzerare la possibilità di sviluppare i casi più gravi del Covid-19. Anche questo effetto sembra essere a lungo termine.
Ovviamente la necessità di una terza dose non si presenta solo per chi è stato vaccinato con il trattamento Pfizer, ma verosimilmente sarà necessario anche per tutti gli altri. L’unico dubbio in realtà riguarda proprio la tempistica. Da un lato il vaccino di Moderna dovrebbe avere la stessa efficacia, ma non si sa quanto può durare, se più o meno dell’altro vaccino. Allo stesso modo il discorso vale per AstraZeneca e per Janssen, anche se in quest’ultimo caso si parlerebbe di una seconda dose come richiamo.
Ph. credit: USA Today