Gli ambienti marini di tutto il mondo sono in grave pericolo. L’aumento di acidità delle acque, l’aumento delle temperature e le diverse forme di inquinamento sono le principali cause e concause di altri fenomeni allo stesso modo pericolosi. Gli effetti più evidenti li si può notare nelle barriere coralline che muoiono, ma c’è altro. In ogni casi, gli scienziati hanno messo a punto un piano trentennale che ha come obiettivo salvare la biodiversità di tali luoghi.
Le parole dell’autore principale, Carlos Duarte: “Siamo a un punto in cui possiamo scegliere tra l’eredità di un oceano resiliente e vibrante o un oceano irreversibilmente interrotto. Il nostro studio documenta il recupero di popolazioni marine, habitat ed ecosistemi a seguito di interventi di conservazione del passato. Fornisce raccomandazioni specifiche e basate su prove per scalare soluzioni comprovate a livello globale.”
Lo studio per salvare la biodiversità marina
Il piano si basa su nove elementi base: saline, mangrovie, alghe, barriere coralline, alghe, scogliere di ostriche, pesca, megafauna e mare profondo. Questi nove elementi si devono intersecare con altri sei aspetti fondamentali: la protezione delle specie, protezione degli spazi, raccolta saggia, ripristino degli habitat, riduzione dell’inquinamento e mitigazione dei cambiamenti climatici.
Ovviamente riuscire a concentrarsi su tutto questo non è affatto semplice e si tratta più di un piano teorico. Se tutti i governi del mondo si impegnassero a prestare attenzione a questi elementi allora entro il 2050 l’ambiente marino potrebbe guarire. Questo implica che nel momento in cui guarisce, sfruttando con coscienza si potrebbe anche avere in cambio anche di più.