La relazione tra un parassita diffuso dai gatti e i topi con cui vengono in contatto potrebbe essere più complessa di quanto pensassimo, secondo una nuova ricerca. Questa suggerisce che i topi infetti da Toxoplasma gondii non solo hanno meno paura dei gatti, ma sono più tranquilli in generale. La patologia che trasmette, la toxoplasmosi, ha suscitato molta preoccupazione a causa dei suoi aggressivi sintomi. Il ciclo di vita del parassita inizia nei gatti, esso deponendo uova nel terreno; un roditore potrebbe ingoiare quelle uova, che fino a sostituire le cellule del loro nuovo ospite. Quando un gatto viene infettato per aver mangiato un topo infetto, i parassiti raggiungono la piena età adulta, si riproducono e ricominciano l’intero processo.
Ma la toxoplasmosi non è uno “spettatore passivo” nel gioco della vita. Quando infetta un topo, il parassita può influenzare il comportamento dell’animale per renderlo meno impaurito dalla presenza del gatto, suo predatore per eccellenza. È quindi più probabile che il roditore finisca per essere divorato dal felino. Ci sono poi prove che questo parassita possa influenzare anche le menti umane. Il parassita può infettarci e rimanere nascosto nel nostro corpo molto a lungo; alcuni studi hanno peraltro suggerito che le persone infettate dalla toxoplasmosi hanno maggiori probabilità di sviluppare malattie mentali come la schizofrenia.
La toxoplasmosi può infettare anche l’uomo, ma con conseguenze meno serie rispetto a quanto visto nei topi
Attraverso una serie di esperimenti su topi infetti, i ricercatori hanno trovato prove di molti cambiamenti comportamentali. Essi, ad esempio, erano più impulsivi e meno cauti durante l’esplorazione di nuovi ambienti e tendevano a trascorrere più tempo all’aperto rispetto ai topi sani. In altre parole, i topi non solo tendevano ad essere più “spavaldi” in presenza dei gatti, ma in generale sono risultati più tranquilli e meno ansiosi. “Per 20 anni, T. gondii è stato un esempio di manipolazione adattiva parassitaria“, ha affermato Ivan Rodriguez, ricercatore di neurogenetica all’Università di Ginevra. “L’alterazione comportamentale non riguarda solo la paura dei predatori, ma influenzano vari comportamenti e funzioni neurali“.
Rodriguez e il suo team hanno anche trovato prove che questi cambiamenti sono causati da un’infiammazione del cervello, ma gli autori avvertono che i loro risultati non devono necessariamente essere considerati affidabili per quanto riguarda le infezioni di questo tipo nell’uomo. Gli effetti sono quasi sicuramente molto meno drammatici di quello che vediamo nei topi. “Speriamo che le persone capiscano che non incorreranno in nessuna sindrome del gatto pazzo qualora finissero infettati da T. gondii“, ha rassicurato Dominique Soldati-Favre, anch’egli ricercatore dell’Università di Ginevra.