Twitter è stato querelato da una donna che sostiene la colpevolezza della nota piattaforma di micro-blogging circa il diffondersi della “malattia ISIS” in tutto il mondo. Le rivelazioni hanno dell’incredibile. Ecco cosa ha riferito la donna nella documentazione ufficiale.
Twitter sotto accusa, la vicenda
Non è un mistero che l’ISIS ed i suoi seguaci si siano serviti dei vari server di hosting IM per comunicare in codice le pianificazioni dei propri attacchi ed il professarsi della loro malsana fede. Ed è proprio l’utilizzo dei social media come mezzo divulgativo la causa scatenante che ha portato alla denuncia.
Qualcosa ha acceso la scintilla quando, lo scorso 9 novembre, l’imprenditore americano Lloyd Carl Fields, Jr. fu ucciso durante un raid armato in Giordania. In tutta risposta, la moglie, ha citato in giudizio Twitter motivando la sua scelta sulla base, concreta per altro, della troppa permissività nei confronti dell’utilizzo del blog come mezzo letale di pianificazione.
L’incidente ha portato dunque alla querela che, stando ai documenti ufficiali, riporta:
… per anni, Twitter ha consapevolmente permesso al gruppo terroristico ISIS di usare la sua rete sociale come strumento per la diffusione di propaganda estremista, la raccolta di fondi ed il reclutamento di nuovi adepti. Questo sostegno materiale è stato determinante per l’ascesa dell’ISIS e ciò ha permesso di effettuare numerosi attacchi terroristici.
Twitter sotto accusa, i fatti
Gli stessi documenti affermano ed informano della presenza di ben 7000 miliziani a favore dell’ISIS celati dietro profili Twitter che operano a pieno regime grazie alla piattaforma. Secondo l’accusatrice, Twitter non si starebbe impegnando abbastanza nella persecuzione e nell’eliminazione degli account.
Un portavoce della società ha riferito ai microfoni del Wall Street Journal, che il gruppo terroristico non merita alcun posto all’interno del loro microblog e che, a causa di alcune cancellazioni, si sono susseguite numerose minacce di morte nei loro confronti nel corso del 2015.
Lo stesso portavoce si pone a favore della causa della donna nonostante riferisca a chiare lettere che la causa non porterà a nessun esito visto che, stando alla Sezione 230 del Communications Decency Act, ai sensi di Legge Twitter come pure Facebook e Youtube sono esonerati da responsabilità nei confronti delle azioni intraprese dai loro utenti, con o a sfavore di atti platealmente terroristici o violenti.
Con ogni probabilità non si può far altro che dare ragione alla donna nonostante, in accordo alle dichiarazioni del portavoce, ci sia poco da fare visto che parliamo di Leggi scritte che descrivono chiaramente e senza giri di parole l’esonero di responsabilità. Noi vogliamo sapere la vostra. Tenete informati i vostri amici e conoscenti condividendo il post sui social network. Fonte: Engadget