Anche nel 2022 ricercatori e climatologi hanno tenuto sotto stretta sorveglianza il preoccupante buco dell’ozono sopra il Polo Sud. Sia nel 2020 che nel 2021 ha infatti raggiunto dimensioni preoccupanti, i monitoraggi ora in corso saranno quindi fondamentali per comprendere la gravità della situazione per quest’anno.
Grazie a Copernicus il buco dell’ozono è in 3D
Osservando l’evoluzione del buco dell’ozono con i modelli in 3D del sistema Copernicus, i ricercatori ne hanno infatti seguito lo sviluppo che, da fine agosto, lo ha portato a raggiungere dimensioni superiori a quelle dell’Antartide. Per il momento le dimensioni del buco, seppur preoccupanti, sono ancora entro la norma, ma bisognerà attendere il monitoraggio in 3D nelle prossime settimane.
I modelli in 3D nascono da una combinazione delle osservazioni satellitari e in situ e dei modelli numerici dettagliati dell’atmosfera, e sono realizzati dal servizio di monitoraggio atmosferico Copernicus Atmosphere Monitoring Service (Cams) del Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine.
Grazie a questi modelli tridimensionali, i ricercatori possono monitorare con precisione la creazione, lo sviluppo e la chiusura del buco dell’ozono per l’intera stagione. Come spiega inoltre Vincent-Henri Peuch, direttore di Cams, questo “è uno dei pochissimi servizi al mondo in grado di fornire previsioni e analisi tridimensionali dell’ozono che consentono di monitorare la struttura dettagliata del buco dell’ozono e la portata dell’impoverimento in funzione dell’altitudine”.
I dati ed i modelli per il 2022, sino alla metà di settembre, sono stati presentati da Cams in occasione della Giornata internazionale dell’ONU per la conservazione dello strato di ozono, che quest’anno celebra il 35esimo anniversario del Protocollo di Montreal, grazie al quale furono vietate tutte le sostanze che indeboliscono lo strato di ozono nell’atmosfera.
Le osservazioni delle prossime settimane saranno cruciali
I ricercatori spiegano che saranno fondamentali le osservazioni e i modelli da esse ricavati, nelle prossime settimane, poiché è proprio tra metà settembre e metà ottobre, che il buco nell’ozono raggiunge le sue massime dimensioni.
Il buco dell’ozono si forma infatti in questa regione a causa delle sue particolari caratteristiche meteorologiche e chimiche. La sua formazione inizia proprio durante la primavera australe, che va da agosto ad ottobre.
Peuch rende noto che “il buco dell’ozono antartico di quest’anno ha iniziato a svilupparsi alla fine di agosto e finora ha seguito tendenze simili a quelle dell’ultimo decennio in termini di area, colonna totale minima, deficit di massa e temperatura minima. Secondo i nostri dati rilevati dall’inizio di settembre, le dimensioni del buco dell’ozono rientrano nella media. Ciononostante terremo sotto controllo lo sviluppo nelle prossime settimane, poiché i buchi dell’ozono nel 2020 e nel 2021 hanno iniziato a diventare eccezionali solamente poco dopo”.
Ph. Credit: Copernicus, Atmosphere Monitoring Service