Facebook non consentirà più i dati di terze parti per gli annunci

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Il colosso Facebook ha annunciato oggi che sta disabilitando una forma di targeting pubblicitario chiamata Partner Categories, che ha permesso a importanti aggregatori di dati di terze parti come Experian e Acxiom di fornire ai clienti dati offline come l’attività di acquisto per informare il targeting degli annunci.

La mossa arriva nel pieno dello scandalo in corso sulla privacy dei dati di Cambridge Analytica, e segue azioni simili da parte dei social network per limitare le pratiche pubblicitarie abusive. Questi includono una pausa momentanea sull’approvazione delle applicazioni di terze parti annunciata in questi giorni e nuove limitazioni imposte al volume e al tipo di dati che le app di terze parti ricevono attraverso API come Facebook Login annunciato la scorsa settimana.

Nei giorni scorsi, difatti, il re dei social network sembra aver rivalutato il modo in cui approva le app grazie alla facilità con la quale l’app per indagini di terze parti, chiamata “thisisyourdigitallife“, sia stata in grado di estrarre dati e venderli con poca o nessuna supervisione da parte di Facebook, e alla possibilità che Cambridge Analytica li conservi anche dopo aver dichiarato all’azienda di averli cancellati: “Per mantenere la fiducia che le persone ripongono in Facebook quando condividono le informazioni, stiamo facendo alcuni aggiornamenti sul funzionamento della nostra piattaforma. Sappiamo che questi cambiamenti non sono facili, ma crediamo che questi aggiornamenti aiuteranno a mitigare qualsiasi violazione della fiducia con il più ampio ecosistema degli sviluppatori”, scrive Ime Archibong, vice presidente Facebook delle partnership, che descrive inoltre le modifiche che il social apporterà nelle prossime settimane, tra cui un “esame approfondito della nostra piattaforma, che comporta un audit completo di qualsiasi applicazione con attività sospette e un processo per informare gli utenti se un’applicazione a cui hanno dato accesso è stata rimossa per uso impropro dei dati, tra le altre misure di protezione”.

Per quanto riguarda le inserzioni pubblicitarie, invece, il colosso di Menlo Park ha rilasciato il seguente annuncio ufficiale: “Desideriamo informare gli inserzionisti che chiuderemo Partner Categories. Questo prodotto consente a fornitori di dati terzi di offrire il loro targeting direttamente su Facebook. Anche se questa è una pratica comune del settore, crediamo che questo passo, che si concluderà nei prossimi sei mesi, contribuirà a migliorare la privacy delle persone su Facebook.

Come sottolineato da Recode, Partner Categories non è ciò che ha permesso a Cambridge Analytica di accedere a ben 50 milioni di profili Facebook. Piuttosto, gli aggregatori di dati sono in grado di integrare le aziende con informazioni che altrimenti non potrebbero avere, consentendo ai marketer e allo stesso Facebook di lavorare insieme per raggiungere un target migliore.

Ad esempio, un’azienda è in grado di pubblicizzare su Facebook utilizzando informazioni ricavate da profili Facebook, si parla di dati come indirizzi e-mail e informazioni che acquista da aggregatori di dati come la Experian, che raccoglie la cronologia degli acquisti e altre informazioni preziose. Anche se questa non è necessariamente una pratica intrinsecamente abusiva, Facebook vede chiaramente la sua esistenza come una potenziale minaccia in attesa, per questo ha deciso di adottare misure apparentemente preventive in grado di respingere in questo momento future violazioni della privacy e disastri di pubbliche relazioni come quello di Cambridge Analytica.

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