Alzheimer, alcuni indizi nelle nostre retine possono aiutare nel trattamento del morbo

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Uno studio condotto dal Dipartimento di Neurochirurgia del Cedars-Sinai ha identificato alcune regioni della retina – il rivestimento che si trova nella parte posteriore dell’occhio – che sono più colpite dal morbo di Alzheimer rispetto ad altre aree. I risultati possono aiutare i medici a prevedere i cambiamenti nel cervello e il deterioramento cognitivo, anche per i pazienti che manifestano i primi segni di lieve deterioramento.

Questi indizi possono verificarsi molto presto nella progressione della malattia di Alzheimer – diversi decenni prima che compaiano i sintomi. Rilevare questi segni può aiutare a diagnosticare la malattia in modo più accurato, consentendo un intervento di trattamento precoce e più efficace. La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza, un gruppo di disturbi cerebrali caratterizzati da una generale perdita di capacità mentali, tra cui memoria, giudizio, linguaggio e pensiero astratto.

 

Scansionare la retina dell’occhio per diagnosticare il morbo

I risultati del nuovo studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring, provenivano da uno studio clinico che coinvolgeva persone di età superiore ai 40 anni che mostravano segni di declino cognitivo. Nello studio, i ricercatori hanno utilizzato una tecnica non invasiva nota come imaging dell’amiloide retinico settoriale per acquisire immagini retiniche nei partecipanti. La retina, che è direttamente collegata al cervello, è l’unico tessuto del sistema nervoso centrale accessibile per l’imaging a misura di paziente, ad alta risoluzione e non invasivo.

Le immagini sono state quindi analizzate utilizzando un nuovo processo in grado di identificare alcune regioni periferiche della retina che corrispondevano meglio al danno cerebrale e allo stato cognitivo. Studiando le immagini, gli scienziati hanno potuto rilevare pazienti con un maggiore accumulo di proteina amiloide retinica, ciò significa una maggior probabilità di sviluppare la malattia di Alzheimer o disturbi cognitivi.

Questi risultati si basano su una ricerca pionieristica nel 2010 in cui è stato identificato un segno distintivo patologico del morbo di Alzheimer, i depositi di proteina beta amiloide, nei tessuti retinici di pazienti deceduti. Il team ha quindi sviluppato una metodologia per rilevare le placche della beta-proteina amiloide retinica in pazienti vivi affetti dalla malattia. In un altro studio di ricerca, questo su topi di laboratorio, è stato ulteriormente convalidato il ruolo della retina nel mostrare i segni distintivi della malattia di Alzheimer e identificato un potenziale trattamento per combattere la malattia.

Entrambi gli studi mostrano risultati promettenti per la diagnosi e il trattamento della malattia di Alzheimer, una condizione che colpisce più di 5,5 milioni di persone negli Stati Uniti. Questo lavoro può guidare futuri studi di imaging cerebrale e retinico per rilevare la malattia di Alzheimer, valutare la progressione della malattia e identificare le prime opzioni di trattamento.

Foto di Quinn Kampschroer da Pixabay

Marco Inchingoli
Marco Inchingoli
Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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