Apple è sempre stata un baluardo per quanto riguarda la sicurezza dei dati dell’utente. Negli anni ha creato un sistema, soprattutto quello legato ai dispositivi come gli iPhone e i MacBook, difficilmente trapassabile dagli attacchi informatici; un esempio è il fatto che spesso e volentieri anche l’FBI si trova in difficoltà quando ha tra le mani un’iPhone bloccato con Face ID o Touch ID.
In questo periodo in Australia si sta discutendo su una legge che come argomento ha anche la sicurezza e la crittografia. Il desiderio del governo è quello di obbligare per legge le compagnie a creare delle sorte di backdoor, o di indebolire la crittografia a protezione dei dati così da facilitare l’accesso alle forze dell’ordine nel momento del bisogno. Apple ha ovviamente espresso la propria opinione contraria.
Apple contro il governo australiano
“Criminali e terroristi che vogliono infiltrarsi nei sistemi e interrompere le reti sensibili possono iniziare i loro attacchi accedendo allo smartphone di una sola persona. Di fronte a queste minacce, non è il momento di indebolire la crittografia. Esiste un rischio enorme di rendere il lavoro dei criminali più facile, non più difficile. Sempre più forte, non più debole, la crittografia è il modo migliore per proteggersi da queste minacce. ” Questo è solo uno stralcio di una lettera di sette pagine che la compagnia ha scritto in merito alla situazione.
Cercando comunque di mantenere una linea di dialogo costruttiva, Apple ha anche elogiato il governo per aver lasciato aperto propria una finestra di dialogo. “Apprezziamo l’impegno del governo nei confronti di Apple e di altre società durante la stesura di questo disegno di legge. Sono lieto che alcuni dei suggerimenti incorporati migliorino la legislazione, il fatto sfortunato è che il progetto di legge rimane pericolosamente ambiguo riguardo alla crittografia e alla sicurezza.”