I morti giornalieri diminuiscono e il tasso di nuovi contagi rimane costante a un livello abbastanza più basso rispetto al picco. Entrambi sono sintomi del fatto che le misure hanno funzionato e che si è andati nella direzione giusta. Un altro aspetto che questi numeri suggeriscono, come il numero più basso di decessi dopo il 19 marzo, è il fatto che la seconda fase potrebbe essere vicina.
Arrivare fino a dove siamo arrivati ora non è stato facile. Il governo ha dovuto prendere scelte difficile, alcune sono state prese in ritardo o solo in modo parziale proprio perché la questione è molto più complicata, ma il peggio deve in un certo senso arrivare. La seconda fase sarà sicuramente caratterizzata da un lentissimo ritorno alla normalità, però c’è un ma.
Italia: la seconda fase
Ogni azione che verrà presa dovrà basarsi sulla necessità di non rovinare quello fatto finora e il problema è capire proprio cosa fare per evitare tale possibilità. Anche senza prendere come esempio la Cina, la quarantena era l’unica risposta possibile. Le scelte fatte dopo invece sono state prese di propria sponte e ha funzionato tanto che anche all’estero di è parlato per molto tempo di modello Italia.
Per la seconda fase non abbiamo modelli su cui fare esempio visto che la situazione nostra è praticamente la stessa a livello nazionale con giusto la Lombardia che presenta criticità maggiori. Per la Cina non era così. Le misure più restrittive era state messe in atto prevalentemente per la provincia dell’Hubei e poco altre zone.
In sostanza, quello che verrà dopo la prima fase sarà territorio inesplorato. Il governo dovrà avere per forza la fiducia dei cittadini se no crolla tutto. Si potrà azzeccare subito al formula giusto oppure dopo qualche tentativo, l’importante è muoversi nella stessa direzione e non remare contro.