Razzi spaziali e caffé: usare il calore del rientro per tostare i chicchi

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Se c’è una cosa che quest’ultimo decennio ci ha insegnato e che anche i privati posso mettere in piedi compagnie in grado di spedire razzi nello spazio. Gli scopi sono molteplici, dal trasporto di nuovi satelliti al desiderio di iniziare delle crociere orbitali, ma una nuova compagnia sta avendo un’idea alquanto più bizzarra. Apparentemente Space Roasters vorrebbe sfruttare questi mostri d’ingegneria per tostare alla perfezioni i chicchi di caffè per poi venderli, ad un prezzo esorbitante probabilmente.

I fondatori di questa compagnia, Hatem Alkhafaji e Andres Cavallini, hanno rilasciato una particolare intervista: “Il caffè è stato tostato allo stesso modo da secoli e, poiché la scienza spaziale ha migliorato molte tecnologie, riteniamo che sia tempo di rivoluzionare la torrefazione del caffè usando la tecnologia spaziale.”

 

Capsula per la torrefazione spaziale

Questo è il nome dell’invenzione dei due e il suo funzionamento è legato al calore che si crea quando un razzo rientra nell’atmosfera terrestre. Questa fonte di energia viene incanalata in quattro cilindri diversi nel quale saranno presenti 75 chilogrammi di chicchi caffè per ciascuno. Nei tubi ci sarà abbastanza spazio per farli galleggiare sospesi nel vuoto a causa della momentanea assenza di gravità dovuta al rientro e questo dovrebbe permettere una tostatura uniforme su ogni chicco.

Ovviamente anche se si tratta di un progetto ambizioso, a modo suo, ai due serve un veicolo spaziale ed è qui che entrano in gioco due delle compagnie private che si sono gettate nel business del decennio, e si spera del futuro, ovvero Rocket Lab e Blue Origin. I due imprenditori stanno cercando di trattare con le due società al fine di trovare il partner ideale

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