Approcciare, ed in parte migliorare, uno dei survival horror più amati di sempre poteva essere complesso, ma Electronic Arts (per mano di Motive Studio) è stata in grado di proporre, con Dead Space Remake un’esperienza completamente rivisitata, dalla quale tutti gli sviluppatori dovrebbero prendere spunto per le future produzioni. Vediamola da vicino nella nostra recensione completa.
Trama
La storia a fare da background all’intera esperienza sostanzialmente non cambia, è stato aggiunto un finale segreto, ma per il resto l’intera avventura si articola interamente sulla USG Ishimura, una nave trivellatrice dalle dimensioni veramente importanti, geostazionaria attorno a Aegis VII, un pianeta di una lontana galassia. Noi impersoniamo Isaac Clarke, un ingegnere della C.E.C., inviato dalla stessa, assieme ad altri quattro impiegati, sulla Ishimura per la risoluzione di un problema meccanico, in seguito alla perdita di comunicazione tra la nave base e la suddetta.
L’avvicinamento è pericoloso, per colpa del danneggiamento del faro gravitazionale, tanto da terminare con lo schianto ed il malfunzionamento della USG Kellion, la nave con cui sono giunti sulla Ishimura. L’approccio con la trivellatrice è desolante, sembrano essere tutti scomparsi, ma presto gli ingegneri vengono attaccati da specie molto aggressive con sembianze umanoidi, sono i necromorfi. Tralasciando eventuali spoiler, inizierà un viaggio all’esplorazione della Ishimura, nel tentativo di sfuggire alle creature, con la speranza di riuscire a riavviare i motori e poter abbandonare, in un modo e nell’altro, l’incubo in cui si è stati catapultati.
Un costrutto narrativo non particolarmente complesso o articolato, ma raccontato alla perfezione, con un ottimo doppiaggio completo in lingua italiana (audio e testuale), ed un sonoro che ricorda a tutti quanto un titolo di ormai 16 anni possa essere ancora spaventoso.
Grafica
La nostra prova si è consumata su Xbox Series X, in partenza è possibile impostare due settaggi differenti: prestazioni o grafica. Nel primo caso si rinunciano a parte dei dettagli (davvero in minima parte) con una gestione dell’anti-aliasing ridotta, ricevendo in cambio una fluidità unica, il frame rate fisso a 60fps non ha subito rallentamenti di alcun tipo, nemmeno durante le scene più concitate o complesse. Con grafica non vengono ridotti gli fps, sempre fissi a 60fps, migliorano i dettagli, ma in compenso abbiamo notato piccolissimi rallentamenti nella rotazione della camera.
I miglioramenti sono innegabili, l’upgrade di questo Dead Space Remake è pressoché fantastico, con ambientazioni tetre e terrificanti, perfettamente riprodotte in ogni singolo dettaglio. Il modello poligonale è buono, la conta poligonale è elevata, con texture assolutamente definite e molto precise. Eccellente la gestione dei punti luce, aspetto fondamentale in un titolo di questo tipo, con spesso solo la luce dell’arma equipaggiata ad illuminare una scena che può far paura ad ogni passo (a causa anche dei numerosi jumpscare).
Upgrade innegabili li notiamo nelle animazioni di smembramento e distruzione dei necromorfi, con movimenti molto più naturali e meno meccanici, oppure nelle sensazioni pad alla mano delle varie condizioni ambientali che attraversiamo nell’esplorazione. Le aree con gravità zero, fanno sentire il peso della tuta mentre ci troviamo a terra, oppure i momenti in cui si attraversa il vuoto offrono una sensazione ovattata molto realistica, che allontana anche l’audio ad esempio degli alleati. Tutto questo per elogiare l’eccellente lavoro svolto dagli sviluppatori, le ambientazioni sono indubbiamente incantevoli, con scorci terrificanti ma dalla realizzazione davvero spettacolare.
Come vi abbiamo anticipato, il sound design offre un’immersione unica, la Ishimura emette tantissimi suoni a fungere da contorno all’esperienza, con il silenzio completo solamente relegato nelle aree di vuoto totale. Un mix di suoni che spaventa non poco, e che richiede assolutamente l’utilizzo di cuffie per poterne godere appieno.
Meccanica di gioco e Gameplay
Dead Space Remake è a tutti gli effetti un survival horror in terza persona (la telecamera è posta alle spalle) che non perde quanto di buono avevamo visto con il titolo originario, apportando solamente poche modifiche sostanziali. L’intera avventura si articola nell’esplorazione della Ishimura, con il personaggio intento a sconfiggere i necromorfi (per salvarsi la vita) e cercare risorse/collezionabili spesso essenziali. Il ritmo di gioco è alto, ma non troppo, le movenze del personaggio sono lente (anche a causa della tuta), con l’assenza di uno scatto importante o di una schivata. Gli scontri richiedono un ragionamento e un briciolo di strategia, molto spesso rappresentata dallo smembramento del nemico, ad esempio si può sparare alle gambe per farli cadere rallentandoli.
Le modifiche rispetto all’esperienza tradizionale le troviamo prima di tutto negli enigmi, sono stati cambiati nella risoluzione, mantenendo inalterate le meccaniche, passando per un importante incremento delle zone a gravità zero. Sono aree in cui Isaac potrà letteralmente volare da una parte all’altra, sfruttando i propulsori presenti sulla tuta ed esplorando così liberamente tutta l’area, sebbene abbastanza limitata. In ultimo parliamo del tentativo di incentivare il backtracking, è infatti stato studiato un metodo di sblocco progressivo delle varie aree, con i livelli di sicurezza per intenderci, che spingono l’utente a tornare ad esplorare determinate aree in un secondo momento, per accedere a sezioni prima non accessibili, in cui trovare molto spesso i collezionabili.
Dead Space Remake – conclusioni
In conclusione Dead Space Remake è un remake coi fiocchi, un titolo che deve assolutamente essere giocato ed apprezzato sia dai neofiti che dagli amanti del genere, o di coloro che hanno goduto della medesima esperienza nel lontano 2008. I miglioramenti grafici sono notevoli, con interessanti upgrade anche nel gameplay e nell’esperienza complessiva, a cui si aggiungono piccole variazioni sulla trama (con il finale segreto, in aggiunta), una maggiore descrizione dell’universo che circonda la storia della Ishimura, ed il tentativo di una maggiore caratterizzazione di Isaac, spesso infatti lo si vede senza casco intento in dialoghi effettivamente non presenti nella versione originale.