Qualcomm, noto chipmaker operante nel segmento della telefonia mobile, cade nel mirino degli organi statunitensi dell’Antitrust statunitense. La Federal Trade Commission ha deliberato a sfavore della società, verso la quale pendono le accuse di pratica sleale e monopolistica nei confronti dei diretti competitor di settore.
Secondo l’Antitrust americano, infatti, il colosso dei semiconduttori avrebbe sfruttato la sua posizione dominante per costringere i produttori ad utilizzare i propri chip in ambito mobile, estromettendo di fatto tutti i rivali.
La società californiana, di fatto, detiene al momento i diritti sull’utilizzo di brevetti essenziali per gli standard di comunicazione wireless, i quali sono coperti da licenza FRAND (fair, reasonable, and non-discriminatory). L’accusa ha stabilito che i termini imposti da Qualcomm Technologies ai produttori concorrenti sono stati ingiusti, irragionevoli e discriminatori. A monte di tutto questo, infatti, vi è la richiesta di un alto compenso per le royalities e termini di licenza piuttosto onerosi.
Una pratica di concorrenza sleale che ha contribuito ad una crescita verso l’alto del costo dei processori offerti dalle altre compagnie a scapito dei consumatori che, in questo caso, si sono ritrovati ingiustamente a pagare di più. Una sorta di tassa nascosta che avrebbe leso, quindi, non soltanto i concorrenti (in particolare Apple) ma anche i clienti.
De-facto di parla di una politica di monopolizzazione che basa le proprie argomentazioni sul No license, No chip. In tal caso vi è stata una chiara imposizione verso i produttori di telefonia mobile cellulare, i quali per non perdere l’accesso ai prodotti essenziali si sono ritrovati a far pagare di più agli utenti.
Nei capi di accusa figura anche Apple, per la quale si è disposta una forzatura sulle adozioni di chip per gli iPhone prodotti dal 2011 al 2016. Qualcomm avrebbe deciso nell’occasione di concedere royalities più basse per l’utilizzo dei suoi brevetti.
Di fatto le dotazioni tecniche lo confermano. Apple ha usato soltanto modem Qualcomm per gli iPhone venduti fino al 2016 senza ricorrere al lavoro dei propri impiegati. Con gli iPhone 7, Apple ha poi deciso di differenziare la scelta chiamando in causa anche Intel, il che ha provocato non pochi disagi tra gli utenti a causa delle evidenti minor performance dei chip Intel rispetto ai chip Qualcomm.
La società ha rigettato prontamente le accuse avanzate dall’Antitrust statunitense giustificando il tutto con il fatto che, in questo caso, si tratta di “teorie legali inconsistenti e prive di un fondamento economico“.
Ad ogni modo risulta evidente come la società si debba trovare a fronteggiare una situazione decisamente inattesa. Gran parte dei ricavi, infatti, deriva proprio dai suoi brevetti. Già in Corea de Sud ed in Cina si è osservato l’inadempimento alle norme che, nell’occasione, hanno portato ad una multa complessiva di quasi 2 miliardi di dollari americani. Come andrà a finire?
LEGGI ANCHE: Internet 5G Super Veloce: Qualcomm, Intel, Ericsson e Nokia lavorano per lo sviluppo