Cervello: le sostanze psichedeliche lo cambiano rapidamente

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Le sostanze psichedeliche, con le loro proprietà capaci di alterare la percezione, hanno affascinato e intrigato l’umanità da secoli. Queste sostanze, che includono l’LSD, la psilocibina e il DMT, agiscono sul sistema nervoso centrale in modo unico, portando esperienze sensoriali e cognitive straordinarie. Mentre l’uso ricreativo di queste sostanze è diffuso, la ricerca scientifica ha dimostrato che hanno anche un impatto significativo sul cervello. Coloro che hanno avuto un’esperienza psichedelica di solito la descrivono come un viaggio mentale impossibile da esprimere a parole. Tuttavia, può essere concettualizzato come uno stato alterato di coscienza con distorsioni della percezione, senso di sé modificato ed emozioni in rapido cambiamento.

Come prima cosa le sostanze psichedeliche agiscono sul sistema serotoninergico, un complesso sistema di neurotrasmettitori che regola l’umore, il sonno e la percezione. Queste sostanze imitano la struttura chimica della serotonina, un neurotrasmettitore chiave in questo sistema. Di conseguenza, possono alterare profondamente le modalità di comunicazione neuronale, portando a una percezione distorta del tempo, dello spazio e delle emozioni. Inoltre promuovono una maggiore connettività neuronale. Ciò significa che le diverse parti del cervello che normalmente non comunicano tra loro in modo così intenso, sotto l’influenza di queste sostanze, possono creare nuove e insolite sinergie. Questo può spiegare molte delle percezioni straordinarie e delle esperienze “fuori dal corpo” riportate dagli utenti.

 

Le sostanze psichedeliche possono cambiare rapidamente il nostro cervello

È importante sottolineare che l’uso di sostanze psichedeliche non è privo di rischi. In alcune persone, possono causare ansia, allucinazioni intense o persino episodi di panico. Queste reazioni avverse possono essere legate a fattori individuali, come predisposizione genetica o stato mentale preesistente, e sottolineano l’importanza di un utilizzo responsabile e sotto supervisione medica. Un altro aspetto interessante riguarda il potenziale terapeutico delle sostanze psichedeliche. La ricerca recente ha dimostrato risultati promettenti nell’uso della psilocibina per il trattamento della depressione resistente ai trattamenti convenzionali e nel supporto a pazienti con disturbo da stress post-traumatico. Queste sostanze sembrano poter creare un “reset” neurale che permette al paziente di affrontare i propri traumi o disturbi mentali in modi nuovi e più adattivi.

La ricerca suggerisce che nuove abilità, ricordi e atteggiamenti sono codificati nel cervello da nuove connessioni tra neuroni, un po’ come i rami degli alberi che crescono l’uno verso l’altro. I neuroscienziati chiamano addirittura arborizzazione il modello di crescita. Utilizzando una tecnica chiamata microscopia a due fotoni, i ricercatori possono osservare questo processo nelle cellule viventi seguendo la formazione e la regressione delle spine sui neuroni. Le spine sono la metà delle sinapsi che consentono la comunicazione tra un neurone e l’altro. La DMT è una molecola endogena sintetizzata naturalmente nel cervello dei mammiferi.

Pertanto, i neuroni umani sono in grado di produrre la propria molecola “psichedelica”, anche se probabilmente in piccole quantità. È possibile che il cervello utilizzi la propria DMT endogena come strumento di cambiamento, come quando forma le spine dendritiche sui neuroni, per codificare stati mentali cruciali. Ed è possibile che la psicoterapia assistita da sostanze psichedeliche utilizzi questo meccanismo neurale naturale per facilitare la guarigione. Va notato che nonostante i risultati promettenti, l’uso terapeutico delle sostanze psichedeliche è ancora in fase di sperimentazione e richiede un rigoroso monitoraggio medico. Inoltre, le leggi riguardanti l’uso e la ricerca su queste sostanze variano notevolmente da paese a paese, il che aggiunge un’ulteriore complessità al dibattito.

Il loro impatto sul cervello è evidente, e la ricerca continua a scoprire nuovi dettagli su come queste sostanze influenzano la nostra percezione e la nostra cognizione. Tuttavia, è fondamentale affrontare l’uso di queste sostanze con responsabilità e consapevolezza dei rischi associati. Mentre il loro potenziale terapeutico è promettente, è importante continuare a condurre ricerche rigorose per comprendere appieno i benefici e le sfide legate all’uso di sostanze psichedeliche nel contesto clinico.

Foto di Wolfgang Eckert da Pixabay

Marco Inchingoli
Marco Inchingoli
Nato a Roma nel 1989, Marco Inchingoli ha sempre nutrito una forte passione per la scrittura. Da racconti fantasiosi su quaderni stropicciati ad articoli su riviste cartacee spinge Marco a perseguire un percorso da giornalista. Dai videogiochi - sua grande passione - al cinema, gli argomenti sono molteplici, fino all'arrivo su FocusTech dove ora scrive un po' di tutto.

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